Collegiata, la grande opera di un cardinale "visionario"

La lectio magistralis di monsignor Timothy Verdon «Così nacque la cittadella ideale». Celebrazioni al via

Collegiata, la grande opera di un cardinale "visionario"

Era un rigido giorno d'inverno di seicento anni fa quando su un dolce declivio accanto a un'ansa del fiume Olona, una manciata di miglia a Nord di Milano, iniziò a prendere corpo un sogno di arte e fede. Il cardinale «visionario» era l'ormai settantenne Branda Castiglioni, di antica e nobile famiglia milanese, uomo di chiesa e di potere, mecenate e intellettuale che vantava importanti relazioni con i più fini umanisti e artisti dell'epoca, italiani ed europei. Il sogno, quello di dare vita in un angolo della verdeggiante valle dell'Olona a una piccola città ideale in perfetto stile rinascimentale - di fatto la prima dell'Umanesimo europeo, precedente anche a Pienza e Sabbioneta - coronata dalla Collegiata, edificata «una cum castro» proprio in cima al colle che sovrasta il borgo, laddove sorgeva una rocca medievale andata distrutta. «Isola di Toscana in Lombardia» la definì felicemente Gabriele d'Annunzio.

Fu precisamente il 7 gennaio 1422 che Martino V, al secolo Ottone Colonna, papa uscito dal Concilio di Costanza in un'epoca difficilissima per la Chiesa, inviò al cardinal Branda la bolla «Apostolicae sedis providentia» con la concessione di istituire la Collegiata, poi consacrata il 25 marzo 1425 previa autorizzazione, nel 1423, del Duca di Milano Filippo Maria Visconti. I lavori di costruzione, improntati alla lezione del gotico lombardo, vennero affidati ai fratelli Alberto, Giovanni e Pietro Solari, figli di Marco, ingegnere della Fabbrica del Duomo. Il binomio arte-fede è il vero protagonista di un'avventura culturale che già ai contemporanei parve straordinaria: a dimostrarlo la bella lunetta del portale di ingresso, che raffigura Branda in ginocchio accanto ai santi Stefano e Lorenzo davanti a Maria in trono col Bambino. «Per il cardinale la costruzione di questa cittadina ideale era il sacramento di una promessa», ha sottolineato monsignor Timothy Verdon, storico dell'arte e direttore del Museo dell'Opera del Duomo di Firenze nell'appassionata lectio magistralis «Il Cardinale, la Chiesa, la Città» tenuta ieri proprio in Collegiata. Una ricorrenza - ricordata anche da papa Francesco con un bel messaggio augurale inviato nei giorni scorsi -, che dà inizio a un triennio di celebrazioni, iniziative culturali, manifestazioni ed eventi fino a marzo 2025. Obiettivo: valorizzare un tesoro artistico e architettonico ineguagliabile, non solo su scala locale. Basti pensare agli artisti che Branda volle coinvolgere nel progetto, a partire da Masolino da Panicale, chiamato a dare un contributo decisivo ai cicli di affreschi della chiesa (con episodi della vita della Vergine nella calotta absidale) e del Battistero, le cui storie del Battista sono considerate uno dei capolavori della maturità dell'artista. O ancora Filippo Brunelleschi, che ispirò la realizzazione della Chiesa di Villa, al centro del Borgo, e che negli stessi anni stava realizzando a Firenze la cappella funebre del padre di Cosimo de' Medici, iniziatore della dinastia e amico personale di Branda. Senza dimenticare i toscani Lorenzo Vecchietta, Paolo Schiavo e Neri di Bicci, a cui è attribuita la tavola della Crocifissione in fondo all'Abside.

Ricco di testimonianze è anche il Museo della Collegiata, che custodisce rari documenti, codici e arredi sacri.

Fra gli altri edifici che impreziosiscono il borgo merita una visita il palazzo Branda-Castiglioni, residenza saltuaria del cardinale, con opere di Masolino e Schiavo. Dopo il 1443, anno di morte del cardinale, il declino del borgo fu rapido: a inizio Cinquecento castello e Collegiata subirono pesanti saccheggi e nel 1522 i resti del castello vennero definitivamente smantellati.

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