La pittura contemporanea è viva, evviva la pittura. Finiti, o quasi, i tormenti iper-concettuali e la moda della videoart, la pittura torna a prendersi la scena. Angelo Crespi, giornalista e critico d'arte, preferisce chiamarla Grand Art, e a questo genere di «pittura-pittura», fatta di tempera, tavolozza e tela, dedica «GrandArt.Modern& Contemporary Fine Art Fiera», ultima nata tra le fiere d'arte che gravitano su Milano. Per questo suo secondo anno di vita, l'appuntamento è a The Mall, indirizzo giusto nel quartiere di Porta Nuova (da oggi, con inaugurazione alle 18, e fino a domenica, dalle 11 alle 20): una sessantina di gallerie italiane e internazionali presentano, in un allestimento curato dallo studio Michele Piva, il volto multiforme della pittura del secondo Novecento e degli ultimi anni. Ci sono nomi celeberrimi (Fiume, Guttuso, De Chirico) e altri da tenere d'occhio come Laura Giardino o Ali Hassoun. «Visitando le fiere d'arte, sia Frieze a Londra che Fiac a Parigi, da poco concluse, si vede quanto la pittura sia apprezzata. E se analizziamo le aste dedicate al contemporaneo, a dominare le quotazioni ci sono sempre pittori: Picasso e Basquiat», spiega Crespi che, con Cesare Biasini Selvaggi, Bianca Cerrina Feroni, Federico Rui e Lorenza Salamon, è nel comitato scientifico di GrandArt. «Lancio l'idea di una pittura sovranista e identitaria: oggi, persino in Italia dove la figurazione era guardata con sospetto, ci sono sempre più artisti che si riconoscono eredi di una certa tradizione, legata al luogo di nascita», continua Crespi.
Un nuovo ritorno all'ordine? Quasi. Passato l'innamoramento per quello stile internazionale che ama le installazioni minimal e complice la riscoperta della pittura italiana novecentesca (anche grazie al successo della mostra curata da Germano Celant alla Fondazione Prada sulla produzione artistica nostrana tra le due guerre), la pittura si è ripresa la scena. «Il pittore figurativo non ha più complessi, è libero di esprimersi», commenta Crespi. GrandArt sembra cucita addosso ai piccoli-medi collezionisti lombardi che, con investimenti sui 5mila euro ad opera, ambiscono a comprare così le definisce Crespi - «opere belle», ovvero legate alla grande tradizione della figurazione italiana, sia nella cura della composizione che nell'uso dei materiali. In fiera, anche una chicca tutta milanese: la mostra, curata da Stefano Zuffi e Paolo Galimberti, con dodici ritratti mai esposti prima (e firmati, tra gli altri, da Mario Sironi e Marcello Dudovich) provenienti dalla quadreria della Ca' Granda.
L'antico Ospedale Maggiore di Milano non molti lo sanno - ha in dote un patrimonio di oltre 2mila ritratti di pittori italiani: tutto è cominciato nel Cinquecento con gli Sforza, che commissionavano ad artisti locali i ritratti dei benefattori del nosocomio. Nei secoli a venire, l'usanza si è mantenuta fino al Novecento: oggi la cospicua collezione è in attesa di una collocazione museale aperta al pubblico.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.