Si infrange contro una sentenza del Consiglio di Stato il progetto edilizio che doveva fare sorgere un palazzo di quattro piani davanti alle Colonne di San Lorenzo, nel cuore della Milano d'epoca romana. È il progetto contro il quale si battevano da tempo i residenti della zona e che il Comune, dopo avere dato una autorizzazione di massima, aveva cercato con ogni mezzo di bloccare, forte anche dei nuovi vincoli imposti dalla Regione, ma che il Tar della Lombardia aveva sbloccato nel settembre scorso dando ragione all'impresa costruttrice. Ma il ministero dei Beni culturali, anch'esso impegnato nel tentativo di bloccare l'opera, non si è arreso e si è rivolto al Consiglio di Stato: che, ribaltando la decisione del Tar, ha annullato il via libera. Il palazzo non si costruirà.
Tema complesso, quello del progetto edilizio alle Colonne. Perché è vero che si tratta di una zona di pregio storico e architettonico indiscutibile e fin dal remoto 1912 una legge la tutela. Ma è anche vero che il palazzo sarebbe di fatto andato a colmare il vuoto dello stabile che sorgeva nella stessa area prima dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, completando la «quinta» che costeggia le colonne e che guarda la facciata della basilica di San Lorenzo. E infatti nel 2004 e nel 2006 la Sovrintendenza ai beni ambientali aveva dato il suo via libera al progetto di massima. Ma la protesta dei residenti era continuata. Nel maggio 2008 la Regione Lombardia aveva inserito l'area delle Colonne tra i beni da salvaguardare. E nel maggio 2011 la Sovrintendenza aveva cambiato linea, stoppando l'intervento edilizio che «non consentirebbe la conservazione delle visuali panoramiche sulle importanti emergenze storico culturali che il vincolo paesaggistico intende preservare e, prevedendo due piani di autorimessa interrata, sarebbe fonte di pericolo statico per le Colonne, distanti solo nove metri». Il mese successivo il Comune aveva respinto il progetto.
Ma la sentenza del Tar di novembre aveva dato il via al cantiere: Comune e Sovrintendenza, scrivevano in sostanza i giudici del Tar, non potevano rimangiarsi una autorizzazione già data. Nel marzo scorso l'area era stato coperto da palizzate ed erano iniziati gli scavi esplorativi. A condurre l'operazione l'Immobiliare San Lorenzo, una società che sarebbe legata alle coop. In quartiere era ripartita la protesta, anche se la decisione del Tar non sembrava lasciare grandi spazi alle speranze dei residenti. Ecco invece la decisione definitiva del Consiglio di Stato che ribalta nuovamente tutto.
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