Colpo di mano in Consiglio: imbavagliata l'opposizione

La maggioranza è pronta a cambiare le regole dell'aula Obiettivo: silenziare il centrodestra su tutti i temi scomodi

Colpo di mano in Consiglio: imbavagliata l'opposizione

La regolarizzazione del Leoncavallo, il bando per le moschee, il divorzio da Aler (con il passaggio dei 28mila alloggi popolari direttamente a Mm). Il centrodestra ha già minacciato un «autunno caldo» sulle delibere che la giunta porterà a breve in aula, con scadenze variabili. Per scambiare il Leonka, proprietà della famiglia Cabassi, con due aree comunali sono scattati da fine luglio 6 mesi di tempo: se non arriva l'ok del Consiglio si riparte da capo. Per archiviare il rapporto con Aler va modificato lo statuto di Mm tassativamente entro il 30 novembre. La soluzione? Abolire (o quasi) l'opposizione. Il Pd ci prova, riportando in Commissione con una strana urgenza la proposta di modifica al «Regolamento sull'organizzazione e il funzionamento del Consiglio». Le linee generali, presentate ieri dalla presidente Affari Istituzionali Anna Scavuzzo, la dicono già lunga. Si parla di «razionalizzare la programmazione dei lavori attraverso, tra le altre cose, la previsione di un riparto del tempo complessivo». Il Pd si è ringalluzzito sul contingentamento del dibattito dopo che il Tar ha respinto un ricorso della Lega sull'abuso dello strumento da parte del presidente Basilio Rizzo. Si prevede un «più stringente controllo dell'ammissibilità degli emendamenti» e il «divieto di presentare subemendamenti», una delle armi dell'opposizione finora per fare ostruzionismo e strappare alcune proposte di modifica. Scorrendo articolo per articolo la proposta della maggioranza, viene concesso meno tempo per depositare gli emendamenti, cala da 15 a 5 minuti il tempo per gli interventi di ciascun consigliere, e «nessuno potrà parlare più di una volta sullo stesso tema». Ma soprattutto: l'articolo 38 bis prevede che in Conferenza dei capigruppo sia deciso anticipatamente la durata complessiva del dibattito su una delibera. Addio sedute fiume, come ai bei tempi dello scontro sul Pgt quando la sinistra tenne l'ex giunta Moratti in aula per 9 mesi. E con gli articolo 58-59 bis si introduce persino il criterio per cui «prima della chiusura della votazione» può essere presentata dalla metà più uno dei consiglieri la richiesta di votare la proposta nella sua formulazione originaria, facendo decadere anche gli emendamenti votati fino a quel momento. Positivo almeno l'avvio del question time, con risposta immediata degli assessori alle interrogazioni. La Scavuzzo apre un tavolo con i gruppi ma ipotizza di arrivare a una proposta di delibera entro metà-fine ottobre. «Avremo l'ultimo anno e mezzo per sperimentare in aula il nuovo regolamento, oggi è bloccata dai diritti di veto dell'opposizione, bisogna uscire dall'impasse» afferma il capogruppo Pd Lamberto Bertolè. Il capogruppo di Fi Fabrizio De Pasquale contesta: «Già sono in stallo per le liti interne, l'assessore D'Alfonso ha appena dovuto ritirare la delibera Cosap. Ora prevedendo difficoltà su moschea e Leonka provano a zittirci».

Il centrista Manfredi Palmeri immagina «se la proposta fosse arrivata anni fa dal centrodestra: ci sarebbero i girotondi intorno a Palazzo Marino».. «Modifiche bulgare» le definisce il leghista Alessandro Morelli, e Riccardo De Corato (Fdi) avverte: «Si scordino di cambiare le regole nell'ultimo anno e mezzo».

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