La campagna contro la Lombardia non funziona. È partita da almeno quattro settimane, è stata feroce, è ancora in corso ma sembra non far presa sui cittadini, che continuano ad apprezzare la sanità lombarda e non attribuiscono particolari responsabilità al sistema sanitario o alla sua gestione dell'emergenza.
È un giudizio ancora marcatamente positivo sulla Regione più grande e più colpita dal visus quello che emerge dal «Radar settimanale» di Swg, che nell'ultima rilevazione settimanale si è soffermata con due domande sull'emergenza lombarda, in particolare sul numero dei decessi e sul modello sanitario. Alla prima domanda, sul motivo principale per cui il Coronavirus abbia causato tante vittime in Lombardia, gli interpellati in maggioranza hanno risposto individuando cause indipendenti della gestione della crisi. Nel dettaglio, il 26% degli intervistati ha risposto addebitando un bilancio così pesante al fatto che la Lombardia «è densamente popolata ed economicamente molto dinamica», il 18% ha indicato come motivo «la sfortuna di avere le prime infezioni» e un 6% ha parlato dell'inquinamento come causa. Il totale, appunto, fa il 50% esatto. Sottratti i «non so» e gli «altri motivi», resta un 42% di risposte riconducibili invece a inefficienze lombarde. Il 32% ha dichiarato che «l'emergenza è stata gestita male» e un altro 10% ha risposto che «il sistema sanitario lombardo si è rivelato inadeguato».
Significativo anche l'altro quesito, sulla base del quale Swg attesta che «soltanto il 23% (dei cittadini) mette sotto accusa il sistema lombardo». La domanda verteva infatti sul sistema sanitario. Si chiedeva agli italiani un giudizio, e nel 58% dei casi questo giudizio è positivo. Il 21% degli intervistati infatti ritiene che il sistema lombardo abbia «funzionato relativamente bene» e che «in questa situazione non poteva fare molto di più», e un altro 37% pensa che abbia avuto «delle carenze, ma ha reagito abbastanza bene». Il fronte dei giudizi negativi complessivamente totalizza il 36% delle risposte. Un 23%, come detto, dà un giudizio marcatamente negativo, secondo il quale il sistema «ha funzionato molto male, peggio rispetto alle altre Regioni», mentre un buon 13 pensa che abbia «funzionato male, ma come nelle altre Regioni».
Non sorprende, a questo punto, che l'iniziativa per «commissariare la sanità lombarda» abbia raccolto scarsa attenzione. Si parla di 75mila firme, ma raccolte, secondo i detrattori, su piattaforme che consentono firme plurime e da ogni parte d'Italia. Non un grande risultato, in termini di mobilitazione. D'altra parte la proposta è stata lanciata dalla rete «Milano 2030», e viene considerata come un'iniziativa «avviata dalla sinistra milanese». Alla conferenza stampa, a presentarla è stato Vittorio Agnoletto. Ex Democrazia proletaria, oltre a essere docente di Globalizzazione e Politiche della salute e rappresentante di Medicina democratica, Agnoletto è stato anche candidato governatore nel 2010 ottenendo il 2,4%, e un anno prima si era presentato alle elezioni europee con la lista «anticapitalista» di Rifondazione comunista e Partito dei Comunisti italiani.
Ma già nel 2001 aveva avuto una certa notorietà come leader no-global. Insieme a lui, in questa iniziativa per commissariare la Lombardia, anche altri esponenti della sinistra, che hanno avuto a loro volta - legittimamente - esperienze in formazioni «alla sinistra del Pd».
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