Il Financial Times giusto una decina di giorni fa ha messo in risalto tutte le eccellenze di Milano, in confronto ad una Capitale che invece perde lustro. Il New York Times l'aveva definita la meta numero uno per i turisti nel 2015. Tanto per citare. «É anche imbarazzante per me - ha dovuto ammettere ieri il sindaco - in un momento in cui a Milano arrivano tanti riconoscimenti e tanti apprezzamenti, pensare che c'è questa Milano e anche un'altra Milano in difficoltà». Beppe Sala ha partecipato ieri a sorpresa a una commissione dedicata la tema delle periferie, e ha chiarito che non è tutto oro quello che luccica, anzi. La città «non può essere leader solo per i turisti e l'economia» servono interventi per risanare i quartieri e «bisogna fare in fretta, perchè alla fine potrebbero esserci più motivi di tensione sociale di quelli che oggi registriamo e quindi non possiamo dormire sonni tranquilli». É un allarme sociale. Il centrodestra durante i cinque anni della gestione Pisapia ha denunciato giornalmente le tensioni nei quartieri più disagiati, dalle occupazioni da parte di rom e centri sociali nei caseggiati popolari al vero proprio rischio di banlieu laddove la percentuale di inquilini immigrati (tra regolari e non) e diventata nettamente superiore agli italiani. Che anche il sindaco del centrosinistra oggi riconosca che c'è un problema, e non si può girarsi dall'altra parte, è un passo avanti rispetto al passato.
Il malessere nelle periferie «c'è e dobbiamo sottolinearlo. In alcuni casi lo avete visto in modo particolare, come all'assemblea al Giambellino settimana scorsa». Il sindaco si è presentato in assemblea per presentare il piano di sviluppo e ha ricevuto contestazioni. «C'è uno stanziamento di 95 milioni e non sono stati certo stesi i tappeti rossi. Questo accade - osserva - perchè c'è un vissuto e un passato difficili, ed elementi che dobbiamo combattere». Pur «nella differenza di visioni» ha chiesto ai consiglieri di opposizione che «in questa partita ci sia condivisione da parte di tutti». Ha dettato alcune linee del percorso: «Vorrei ci fosse un serio dibattito su ciò che si può e non si può fare, partendo dalle risorse che abbiamo a disposizione per un piano di intervento significativo». Chiama in campo anche la Regione, «un strumento per veicolare fondi europei, abbiamo partecipato a un bando per il quartiere Adriano e abbiamo ottenuto finanziamenti, speriamo di fare lo stesso per Giambellino e Lorenteggio». Attraverso la revisione dei mutui del debito con le banche il Comune dovrebbe poter investire 100 milioni sulle periferie. Avuta certezza di tutti i fondi sul tavolo, a dicembre vorrebbe far votare dall'aula il piano degli interventi da finanziare, «sto dando agli uffici competenti e a Mirko Mazzali, delegato per le periferie, il compito di trovare delle opzioni o una in particolare, per poi passare all'aula». In campagna elettorale chiude «tutti hanno parlato di periferie. Se decidiamo di prendere 100 milioni dal debito, su questo possiamo essere tutti d'accordo. Possiamo discutere come usarle, ma cominciamo a concordare sulle risorse da investire».
Il capogruppo Fdi in Regione Riccardo De Corato, ex vicesindaco, fa presente che in campagna elettorale «Sala sosteneva che le periferie fossero per lui una
priorità, eppure dobbiamo aspettare ancora dicembre per elaborare un piano di azione: intanto ci sono stati sei mesi di nulla. Se poi dobbiamo aspettare i soldi promessi dal premier Renzi con il Patto per Milano stiamo freschi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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