Cronaca locale

Il Comune ha le casse vuote Ma per i profughi i soldi ci sono

In due anni Palazzo Marino ha speso 12 milioni per l'assistenza La Regione: «Bandi scandalosi, denaro assegnato ai soliti noti»

Dodici milioni di euro spesi da Milano in due anni per profughi e immigrati, «mentre i pensionati per riuscire a mangiare sono costretti a frugare nelle pattumiere dei mercati comunali». A denunciarlo sono i Fratelli d'Italia che con il vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato chiedono ragione alla giunta del sindaco Giuliano Pisapia di cinquantuno determine, la cui somma fa appunto 12 milioni di euro in ventiquattro mesi: 5 milioni e 400mila euro di fondi comunali e 6 milioni e 540mila a carico dello Stato. «A questo - spiega De Corato - se ne devono aggiungere altre tre dedicate agli stranieri per 72.316 euro di fondi comunali e una per altri 1.700. Un totale che a questo punto supera addirittura i 12 milioni di euro stanziati dal sindaco Pisapia soltanto per gli immigrati». Tutti fondi stanziati con trattativa privata o con procedura negoziata. «Il Comune Arancione - accusa De Corato - sceglie di dare questi soldi agli immigrati. E ai milanesi? Forse Pisapia e l'assessore Pierfrancesco Majorino non si sono accorti dei pensionati che frugano nelle pattumiere dei mercati comunali per recuperare qualcosa da mangiare, di chi perde il lavoro e la casa, dei disoccupati che non sanno come campare. A tutte queste persone quei 12 milioni di euro avrebbero fatto la differenza». Mentre su un altro fronte sempre De Corato ricorda come il governo sia debitore alla Regione di 160 milioni di euro per le cure prestate negli ospedali pubblici agli extracomunitari. Soldi che Roma sembra non avere nessuna intenzione di rimborsare.

E molto critica con il governo nella gestione dell'emergenza immigrazione è anche la Regione. Che con l'assessore alla Sicurezza, la leghista Simona Bordonali attacca dicendo che «i bandi indetti dalle prefetture per l'accoglienza dei clandestini sono scandalosi». Il riferimento è alla Lombardia dove «per pochi mesi di accoglienza, saranno assegnati alle solite cooperative sociali 5 milioni di euro dalla prefettura di Monza e Brianza, 4,7 milioni dalla prefettura di Brescia, 2,3 dalla prefettura di Bergamo e 4,3 milioni dalla prefettura di Mantova». La prefettura di Milano ha già aperto un bando da 5 milioni e 145mila euro per l'accoglienza di seicento immigrati (per un prezzo die/pro capite di 35 euro) a cui vanno forniti pasti, beni e servizi. E anche il «pocket money» da 2,50 euro al giorno per «snack alimentari, giornali, sigarette, fototessere, biglietti per il trasporto pubblico». Ma «assicurando altresì la possibilità agli ospiti di telefonare per circa un minuto al giorno, mettendo a loro disposizione telefoni cellulari o postazioni telefoniche fisse e/o pubbliche».

Con la Regione pronta a sottolineare che i dati del ministero dell'Interno dicono che nel 2014 e 2015 meno del 10 per cento delle richieste d'asilo sono state accettate e per questo non è comprensibile il motivo per cui governo e prefetti investano enormi quantità di denaro a fronte di una minima parte di richiedenti a cui viene concesso lo status di rifugiato. «Come possono le prefetture proporre tali bandi? - attacca la Bordonali - Diversi milioni di euro assegnati ai soliti noti e che sono uno schiaffo a chi vive sulla propria pelle la crisi». Confermate le cifre del governatore Roberto Maroni secondo del quali la Lombardia ha già accolto il 9 per cento degli immigrati e per questo la Bordonali sposa la linea dura lanciata dall'asse dei governatori del Nord Maroni-Toti-Zaia.

«Ci opporremmo in qualsiasi modo a ulteriori arrivi - assicura - Dobbiamo impedire che il business legato all'immigrazione possa colpire anche il nostro territorio».

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