«Quando ha raccontato di essere malato, una ragazza nel suo studio piangeva quasi imbarazzata. Lui l'ha confortata: guarda, le emozioni sono importanti, sono un modo di conoscere, perché l'umanità è un insieme di tutto. A qualcun altro diceva: ti do il fazzoletto, vai a piangere nel mio bagno». Don Alberto Torriani, da settembre scorso prorettore del Collegio San Carlo, racconta gli ultimi mesi di don Aldo e assicura che la scuola resterà nel sentiero che lui ha tracciato.
Qual è il segno principale che don Aldo ha lasciato nel suo ruolo di rettore del San Carlo?
«Aveva l'idea di una scuola cattolica come interprete di una cattolicità che tiene dentro tutto, perché cattolico vuol dire universale. Anche per questo tante famiglie si sono trovate in debito di riconoscenza con lui».
Il Collegio ha in progetto un modo per ricordarlo?
«Dedicheremo l'aula magna a don Aldo e abbiamo deciso di istituire una borsa di studio intitolata a lui, destinata a ragazzi di tutte le confessioni che vengono qui a studiare. Lui aveva un'idea della cultura come modo di allenare i ragazzi a costruire ponti».
Quali ponti sono stati costruiti tra queste mura?
«Abbiamo ragazzi di diverse religioni, sia ebrei che musulmani che cristiani di altre confessioni. Era il suo obiettivo, quello su cui ha costruito il san Carlo. E questa scuola continuerà a coltivare il suo spirito, che non è solo la pace ma qualcosa di più esistenziale e profondo».
Ci può raccontare qualche episodio significativo di questo spirito?
«Quando è venuta in visita l'ambasciatrice palestinese, ha invitato i ragazzi palestinesi per incontrarla. Diceva loro di andare in moschea a pregare perché più rimani legato alle tue tradizioni e più sei capace di dialogo».
Sono arrivati messaggi di vicinanza sia da papa Francesco che da papa Benedetto.
«Tutta la comunità del san Carlo ha scritto a Papa Francesco e lui ci ha risposto manifestandoci tutta la sua vicinanza. È arrivato anche un messaggio di Papa Benedetto. Per i funerali manderà un suo scritto anche il cardinal Ravasi: erano molto amici».
Come sono stati i suoi ultimi giorni? E che cosa accadrà adesso?
«Sono sicuro che lo
consolasse molto l'affetto dei suoi studenti e la vicinanza della sua famiglia. Adesso i ragazzi hanno chiesto di raccogliere i ricordi tenendo insieme ciò che don Aldo ha trasferito a ciascuno: pensieri, poesie, immagini».SCot
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