Coop fuori dagli aeroporti Il Tar: «Troppi subappalti»

La sentenza del Tar, depositata alla fine della scorsa settimana, è stata innescata proprio da un ricorso delle Coop rosse

Troppi subappalti: il Tar della Lombardia ha escluso le aziende legate alle Coop dal business delle pulizie negli aeroporti di Linate e Malpensa perchè i colossi della cooperazione puntavano a conquistare il contratto ma avrebbero poi affidato quasi per intero la esecuzione dei lavori ad altre aziende. Si tratta di una violazione evidente, secondo il Tar, delle norme che regolano gli appalti pubblici, e che puntano ad impedire che - di subappalto in subappalto - la trasparenza vada a farsi benedire. Con il rischio, oltretutto, di infiltrazioni criminali.

La sentenza del Tar, depositata alla fine della scorsa settimana, è stata innescata proprio da un ricorso delle Coop rosse. Il Consorzio nazionale servivi, come capogruppo della cordata di cui fa parte anche un altro colosso come la Colocoop, aveva impugnato l'assegnazione da parte della Sea dell'appalto per le pulizie degli scali alla Romeo Gestioni di Napoli, una delle società emergenti del business pubblico (è quella, tanto per dare un'idea, che ha appena vinto la gara per sostituire Equitalia nella riscossione dei tributi per i Comuni italiani). Secondo il ricorso delle coop, l'offerta di Romeo Gestioni prevedeva un ribasso assolutamente anomalo dell'importo della gara, quasi il 30 per cento, tale da non coprire sulla carta nemmeno il costo del personale impiegato.

Obiezione robusta, e sulla carta in grado forse di mettere in discussione l'assegnazione dell'appalto alla Romeo. Ma la società napoletana ha a sua volta presentato un ricorso al Tar sostenendo che in realtà le Coop alla gara non potevano neanche partecipare per eccesso di subappalto. Ed è stata questa obiezione a convincere i giudici: che di conseguenza hanno respinto il ricorso delle cooperative.

«La capogruppo Cns e la mandante Colocooop avrebbero dovuto impegnarsi a svolgere l'appalto in misura rispettivamente del 60% e del 20%, come previsto dalla legge di gara e non, come indicato nell'offerta, nelle misure, rispettivamente, del 32% e del 18%», sosteneva il controricorso della Romeo. E i giudici amministrativi si sono detti d'accordo.

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