La cooperativa edile crolla (sulla testa degli inquilini)

La società che ha costruito nel quartiere ha 8mila soci e diversi immobili Ma i debiti preoccupano. E in via Val di Ledro i soffitti stanno cedendo

Michelangelo Bonessa

Un colosso che crolla in testa ai suoi associati. La Cooperativa Abitare Niguarda, con un patrimonio di circa 300 milioni di euro di immobili e 8mila soci, è stata messa in ginocchio più dalla gestione che dalla crisi economica. I debiti sono aumentati di decine di milioni di euro e i soffitti cascano in testa agli inquilini. Senza contare i gioielli di famiglia venduti, o chi è stato sacrificato alla causa del bilancio vedendosi estromesso da quella che in teoria è una cooperativa mutualistica. Per finire con Villa Trotti, per alcuni «Villa Kabobo» dal nome del ghanese che aggredì e uccise a picconate tre persone per le vie di Niguarda: su un marciapiede c'è ancora il segno di una delle picconate andate a vuoto, e il rudere è ancora lì in stato di abbandono.

Un quadro desolante per il piccolo colosso milanese dell'edilizia che ha scatenato una rivolta. Anche se l'ansia di essere sbattuti in mezzo a una strada spinge molti a chiedere l'anonimato. A preoccupare gli inquilini sono i soffitti cedevoli nell'insediamento di via Val di Ledro. Qui sono dovuti intervenire anche i pompieri che avrebbero messo per un periodo anche un macchinario nelle cantine per controllare la stabilità della struttura. Conferme ufficiali non ce ne sono, dalla segreteria della coop fanno sapere che «ora non abbiamo tempo per evadere la richiesta».

Però chi vive in quel palazzo, nella scala D, come in quella E e F, in totale un'ottantina di famiglie, non è sereno: da quando sono stati aggiunti i sottotetti alcuni anni fa, sono iniziati i crolli. Negli ultimi 18 mesi ne sono stati segnalati una mezza dozzina. «Non era solo un pezzo di intonaco - spiega Carla, nome di fantasia - è venuto già un bel tocco e si vedeva la muratura e quelli della coop mi hanno proposto di fare un controsoffitto invece che aggiustare il muro». «Ecco vedi - indica Marco, altro nome inventato - tutte queste crepe non c'erano». Sulle pareti di casa sua i tagli nell'intonaco sono ovunque e li percorrono in altezza e in lunghezza. «Un manager della coop che vive nei sottotetti - puntualizza Carla - ha detto che succede perché l'immobile si sta stabilizzando».

I problemi però non finiscono sul fulcro degli affari della coop, cioè l'edilizia. Il piccolo colosso aveva anche una partecipata che fin dall'inizio della gestione dell'ormai ex presidente di «Abitare» Giovanni Poletti non era ritenuta strategica. Milano Energia però, come si evince dal nome, è un'attività in uno dei pochi settori che ancora muovono l'economia. Ed è vero che i suoi conti non erano in ordine, ma «un risanamento avrebbe potuto riportarla a essere un gioiellino che trainava i conti, compresi quelli in rosso di chi è rimasto senza lavoro per la crisi», precisa un ex amministratore di Abitare. Invece si è preferito vendere l'asset per mezzo milione di euro e inglobare invece il Consorzio Ca' Granda. Una mossa che per il 2014 ha portato all'impennata dei debiti verso le banche che, recita la relazione di esercizio, sono «in incremento di 16.201.197 a causa dell'accollo dell'indebitamento del Consorzio Ca' Granda e della sottoscrizione di nuovi mutui in capo ad Abitare».

Ma il buco è ben più grande: ormai è oltre la metà del valore del patrimonio totale. Infine Villa Trotti: è l'incubo di chi vive a Niguarda.

Cantiere aperto da una vita, ha visto molti progetti morti sulla carta. Chi invece era ben vivo era il 31enne Mada Kabobo, che ci viveva dentro come altri disperati, che uccise tre persone a picconate due anni e mezzo fa. L'edificio resta lì, e la paura anche.

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