Urla, insulti, minacce. E poi ancora corteo, petardi e fumogeni centro i giornali, traffico impazzito. I No Tav rimasti a casa, ricordano così ai milanesi che in Val Susa c’è una forte contestazione in corso ma soprattutto un giovane dei centri sociali è in fin di vita all’ospedale. Caduto da un traliccio su cui era salito aggirando la polizia, ma per gli antagonisti cambia poco sempre «sbirri assassini».
La linea ad alta velocità che dovrebbe passare nella valle piemontese ormai più famosa d’Italia, continua dunque a occupare il centro della cronaca. Il tracciato infatti è fortemente contesto dalle comunità locali che hanno subito trovato appoggio politico e «militare» nella magmatica area antagonista. L’estate scorsa ci furono feroci scontri con le forze dell’ordine, con numerosi feriti, per i quali un mese fa 26 esponenti di vari centri sociali sparsi per il Paese vennero arrestati su mandato della magistratura piemontese. Un provvedimento che ha messo al centro delle contestazioni il procuratore capo Giancarlo Caselli costretto a far saltare tre convegni tra Torino e Milano, mentre a Lugano e Genova è stato duramente contestato.
Sabato pomeriggio la valle è stata nuovamente attraversata dai manifestanti e in serata alla stazione di Torino Porta Nuova sono scoppiati altri incidenti con i No Tav diretti a Milano. Ieri mattina infine l’episodio quando Luca Abbà ha «beffato la polizia», come lui stesso si è vantato al telefono con una radio, ed è salito su un traliccio. Qui ha preso la scossa, cadendo da una decina di metri e finendo poi in coma all’ospedale. Pronta la risposta del movimento con presidi in tutta italia e occupazioni di strade e stazioni ferroviarie, con relativo blocco del traffico.
Anche Milano ha voluto il suo momento di gloria. Già nel primo pomeriggio il tam tam della rete dava appuntamento all’area antagonista alle 18 in piazza San Babila dove sono confluiti militanti dei vari Centri sociali, sindacalismo radicale e partiti comunisti vari. Circa 300 persone che urlavano slogan e si spellavano le mani al termine dei diversi interventi incentrati sulle più fantasiose ricostruzioni dei fatti. Verso le 19 gli animi erano ancora troppo caldi per pensare a uno scioglimento del ritrovo quindi al grido «corteo, corteo» i dimostranti hanno chiesto di sfilare per le vie del centro. Per evitare disordini nel salotto buono della città, la questura li ha autorizzati a marciare, concordando il percorso: via Borgogna, via Mascagni per sbucare in viale Maijno. La manifestazione è proseguita fino a porta Venezia passando davanti alla sede del quotidiano Libero, occasione troppo ghiotta per non approfittarne. Così dalla folla sono partiti petardi e fumogeni contro il giornale. Tanto rumore ma pochi danni. Quindi il gruppone è proseguito fino a piazza Oberdan dove gli autonomi si sono seduti per terra bloccando il traffico.
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