Covid, giustizia paralizzata. "Udienze giù del 70 per cento"

All'inaugurazione dell'Anno giudiziario i dati della Corte d'appello. Centinaia i casi di morti per il virus

Covid, giustizia paralizzata. "Udienze giù del 70 per cento"

L'inaugurazione dell'Anno giudiziario nel distretto «maggiormente colpito» dall'epidemia non può che essere diversa. Con solo i principali relatori, senza pubblico e trasmessa in streaming. «L'operatività degli uffici giudiziari, all'avanguardia a livello nazionale, è stata messa a dura prova e costretta ad affrontare una situazione del tutto impensabile», sottolinea il presidente reggente della Corte d'appello, Giuseppe Ondei. «Tutti gli uffici - aggiunge - hanno saputo reagire con immediatezza e reggere l'impatto». Ondei ha poi dedicato «un ricordo commosso» al «personale deceduto a causa della pandemia».

Fa eco a Ondei Francesca Nanni, nuovo procuratore generale. Parla di «quasi paralisi» dell'attività giudiziaria «dovuta alla pandemia». Nel confronto «con l'anno precedente - spiega il pg - nel periodo tra aprile e giugno» emergono «dati impressionanti: le udienze penali in Corte d'appello diminuiscono del 73 per cento, quelle davanti alla Sezione minori del 33 per cento, le udienze civili sempre in Corte d'appello del 70 per cento». Sono aumentate solo, del 14 per cento, le udienze al Tribunale di sorveglianza. Sarà difficile capire, continua Nanni, «quanto tempo sarà necessario per ritornare a una situazione normale». Sempre a proposito dei cambiamenti portati dall'emergenza sanitaria, il pg sottolinea come si sia accentuata «la percezione dell'importanza della scienza e della tecnica nella regolazione dei rapporti sociali, fenomeno rispetto al quale il mondo del diritto non può rimanere indifferente sia nell'individuare e perseguire nuove figure criminose, sia nell'elaborare strumenti e modalità adeguati alle nuove sfide». Altra conseguenza sono le centinaia di fascicoli aperti dalla Procura di Milano e dalle altre procure del distretto per omicidio e lesioni colpose ed epidemia colposa per casi legati alla pandemia, alle morti nelle Rsa, ai contagi e ai decessi negli ospedali e nei luoghi di lavoro. I numeri sono molto rilevanti anche se difficili da definire in modo preciso. Solo a Milano, dallo scoppio dell'epidemia sono stati aperti più di 60 fascicoli per epidemia colposa per lo più relativi ai «numerosi decessi avvenuti nelle Rsa».

Infine le fasce più fragili: donne, bambini e detenuti. Così Francesca Nanni: «La situazione delle vittime di violenza domestica è particolarmente aggravata dal distanziamento sociale e dall'isolamento» e le «persone con un partner colpevole di abusi e i minori con genitori colpevoli di abusi sono da un lato maggiormente esposti al controllo coercitivo, alla violenza e alla negligenza e dall'altro il loro accesso all'assistenza e alla protezione è più limitato». Ondei precisa come i minorenni in difficoltà siano «rimasti privi del supporto della scuola, che è un presidio non solo educativo ma anche sociale».

Per Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati, le carceri sono state trattate come «un mondo a parte che ha preso il peggio del Covid»: niente visite dei familiari né attività riabilitative, ma «promiscuità invariata».

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