Tra criminalità e degrado la Centrale ora fa paura

Viaggio in stazione il giorno dopo il video choc. "Un mio amico giorni fa ferito con un coccio"

Tra criminalità e degrado la Centrale ora fa paura

Mettiamola così: chi in stazione Centrale, per ragioni di lavoro, è costretto a viverci per diverse ore al giorno, sostiene di aver visto tempi peggiori. Poi c'è chi viaggia parecchio e a Milano capita solo ogni tanto, a volte solo per qualche ora, magari per ragioni turistiche o di lavoro. E che considera il maggior scalo ferroviario del Nord Italia come quello che forse è veramente - se lo si osserva in un'ottica più ampia, da capitale europea - ovvero l'importante crocevia di tante realtà dove certe forme di degrado rappresentano qualcosa di endemico, se non tollerabili almeno prevedibili, da mettere in conto. Infine ci sono i milanesi, gli italiani in genere che proprio non ce la fanno a convivere con questo ricettacolo di microcriminalità e degrado a due passi da casa. Un luogo ch,e pur presidiato giorno e notte dalle forze dell'ordine e dall'Esercito, rimesso a nuovo e rivoltato come un calzino dal punto di vista architettonico più volte nell'arco degli ultimi anni, pieno di ristorantini, bar e negozi, dei quali qualcuno persino à la page, ha esaurito da tempo e in maniera definitiva i propri margini di miglioramento. Ovvero: è un ghetto. E pare proprio che ce lo dobbiamo tenere così com'è.

Il video, diventato virale, della brutale aggressione avvenuta l'altro giorno in pieno giorno nel piazzale di fronte alla Centrale, piazza Duca d'Aosta, lascia sgomenti. Il ragazzino a torso nudo, si saprà poi, è un tunisino 17enne. Ha già il volto pieno di sangue quando viene raggiunto alle spalle da un altro extracomunitario. Colpito prima in piedi e poi a terra, con calci in testa e una bottiglia di vetro, alla fine il magrebino si ritrova a terra in mezzo a un vero e proprio lago di sangue. Non è grave: soccorso da un'ambulanza il giovane viene portato in codice verde al Niguarda. È vero, poteva andare peggio, ma l'eco delle immagini del pestaggio sui social hanno l'effetto di un plotone di esecuzione che uccide migliaia di volte.

«Venticinque anni fa qui in stazione Centrale c'era gente che girava con i coltelli in tasca e te li infilava nella pancia senza pensarci troppo - spiega Nino Alello che da 31 anni fa il barista al Bar Centrale, il locale che, insieme al Burger King e al Gran Bar all'interno della stazione, vengono gestiti da una medesima proprietà - Adesso assistiamo a episodi di criminalità e ci sono tantissimi extracomunitari, ma la stazione è praticamente piantonata giorno e notte dalla Polfer. Senza contare le camionette dell'Esercito che vede sul piazzale».

Sonja e Reto Möhr sono svizzeri di Zurigo, lei è una insegnante, il marito fa il dentista. «Stiamo andando in vacanza e siamo qui solo per cambiare treno e ripartire per il mare - ci dicono - La Centrale? È uno scalo ferroviario come tanti altri in Europa, noi qui non abbiamo mai avuto problemi». Non è dello stesso avviso Gabriele Salmeron, spagnolo 19enne di Valencia e studente liceale, che parla perfettamente l'italiano. «Io a Milano ci ho abitato e in Centrale non mi è mai accaduto nulla. Tuttavia non mi sento sicuro, so che devo stare sempre attento a tutto: se devo partire con un treno da qui, non porto mai oggetti di valore e oggi infatti sono pentito di aver preso questa valigia palesemente firmata - spiega indicando il bagaglio di una notissima griffe francese - Quattro mesi fa un mio caro amico è stato accoltellato alla coscia con il coccio di una bottiglia di vetro. Di notte non ci verrei mai, credo sia uno dei luoghi più pericolosi d'Italia».

«È un posto molto caotico, ci sono momenti tranquilli, altri meno, verso sera ad esempio sai che devi fare più attenzione del solito e se fossi una donna in quelle ore eviterei accuratamente di passare di qui» spiega Martin Pigozzi, 27 anni, di origine veneta, ma residente da anni a Milano dove lavora come commesso nel negozio di occhiali District People, all'ingresso della Centrale. «A mio parere a Milano questa stazione è un vero e proprio coagulo di criticità - conclude - Fino a qualche anno fa si credeva che l'origine di tutti i mali fosse lo scalo ferroviario di Rogoredo, a causa dello spaccio. Ma qui può essere molto peggio, lo si percepisce anche se non accade nulla».

Manuela Santonocita, 38 anni, lavora in stazione alla gelateria Venchi da meno di due mesi.

«Trovo che la stazione Centrale all'interno sia particolarmente controllata - assicura - Fuori, nel piazzale, ci sono tantissimi extracomunitari, ma anche lì i controlli mi sembrano particolarmente visibili, mi ha impressionato vedere l'Esercito. Certo di sera, come donna, me ne starei ben lontana da qui».

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