Strano il destino di certi luoghi. L'hotel Principe di Savoia, ad esempio. Alla sua nascita (venne inaugurato il 6 aprile 1927, oltre 91 anni fa) ci alloggiavano soprattutto gli uomini d'affari, doveva essere l'albergo di maggior prestigio per la Milano produttiva e mercantile che in quegli anni voleva dare un imprinting ben preciso alla sua fisionomia. Adesso, in particolare dopo il recentissimo restyling - tre mesi di lavori costati tre milioni e 300mila euro, con la riapertura delle sale Cristalli, Galilei, Marco Polo, Veranda e Marconi, saloni destinati perlopiù a riunioni, sfilate, cene di gala, presentazioni, ma anche al vivere quotidiano di ospiti che semplicemente amano il bello sopra ogni cosa - nel Cinque Stelle Lusso di piazza della Repubblica sembra di vivere in uno spazio da sogno. Sempre tra tradizione e innovazione, sì, ma ampliato dalla rinnovata limpidezza dei cristalli (i lampadari sono stati tutti completamente smontati e lucidati, pezzo per pezzo), un cromatismo prezioso che va dal bianco, al panna con scie di oro a perdita d'occhio. Un'estetica a cui si aggiunge il massimo della tecnologia con l'high speed connection per trasmissioni e luci con 18 chilometri di tubi sotterranei ma invisibili, come lo sono i grandi schermi che, se non servono, spariscono magicamente nel soffitto.
Il progetto di rinnovo è stato curato dallo Studio di Interior Design «Architetture&Interni», in collaborazione con Rossato, il quale ha seguito il progetto dall'ideazione alla realizzazione finale ispirandosi alle linee e ai colori dell'hotel, in modo da coniugare in modo perfettamente armonico il nuovo stile moderno con l'architettura classica.
«Da diversi anni a questa parte stiamo avendo un turismo di lusso, importante per lo shopping anche nei giorni di festa. Inoltre Milano sta diventando una destinazione per veri e propri incontri d'affari di americani, europei, asiatici. Per questo serviva una sede meno austera».
Chi parla, in viaggio verso Cannes dove ieri sera ha partecipato all'apertura della fiera del lusso nei viaggi «Itlm» (International luxury travel market) in rappresentanza della catena internazionale di alberghi «Dorchester collection» della Fondazione Altagamma e di Montenapoleone District, è Ezio Indiani, 65 anni, già vincitore (primo italiano) dell'Hermes Award 2003, massimo riconoscimento mondiale destinato ai direttori d'albergo, da 13 e mezzo general manager di quello che è uno degli hotel più famosi al mondo, meta di rockstar, attori, principi e re. Tutti pazzi per la famosa suite presidenziale con piscina, anch'essa ristrutturata negli ultimi tempi. Nuovi infatti sono sia la sauna che il bagno turco, nuovissima la doccia emozionale che, insieme alle recenti piastrelle e all'aggiunta di una cyclette e di un tapis roulant andranno ad arricchire questi 500 metri quadrati per un soggiorno da favola di cui, negli anni, hanno beneficiato ospiti come Elisabetta II d'Inghilterra e il principe Filippo nel 2000, ma anche Madonna, di recente Lady Gaga e davvero tanti altri.
«Abbiamo investito ben 2mila ore nei lavori delle decorazioni, in modo da riprendere le precedenti e alleggerirle» prosegue Indiani. Che confida però come il segreto dell'hotel di piazza Repubblica risieda soprattutto nella grande passione del personale per quello che fa. «Sono loro che trasmettono il senso di piacevolezza all'ospite che è sempre il centro delle nostre attenzione - aggiunge Indiani -. Proprio la regina Elisabetta prima di ripartire si complimentò di persona con tutto lo staff, ma altrettanto fecero il presidente della Cina, il re del Bahrein, l'emiro del Kuwait, il presidente dello Yemen, l'allora segretario di Stato americano John Kerry. A proposito l'attuale, Mike Pompeo, doveva arrivare a giorni, ma ha disdetto per la morte di George H.W. Bush».
Tornando al «sogno» della suite presidenziale Indiani racconta che al momento è richiestissima da molti magnati russi e da diverse delegazioni principesche degli Emirati Arabi. «Abbiamo però anche un'ottima clientela cinese e indiana che l'apprezzano molto perché la adattiamo ai diversi protocolli». Ci spieghi. «Beh, intanto c'è sempre un butler (il maggiordomo) a disposizione 24 ore su 24. I cinesi apprezzano la nostra vastissima selezione dei loro tè, che possono essere costosissimi: c'è un cerchio di spessore di un centimetro e mezzo del peso di 3-400 grammi che fa 50-60 tazze di tè e costa intorno ai 500 euro.
Quindi abbiamo tutti i generi di noodle (pasta dalla forma molto simile a quella degli spaghetti ma dall'impasto diversissimo, ndr) che più amano e che con l'aggiunta di un po' d'acqua mangiano a qualsiasi ora, un cibo semplicissimo ma trasversale per gradimento a ogni classe sociale».Un desiderio? «Al Principe di Savoia abbiamo ospitato l'imperatore del Giappone solo negli Anni '30. Ecco: vorrei tornasse adesso» conclude il grande manager.
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