Dal «cubo» ai grattacieli i simboli della discordia

Oggi nessuno ricorda più via Dante con le auto I progetti che hanno diviso l'opinione pubblica

Chiara Campo

Un po' i milanesi (specialmente i politici) ce l'hanno nel dna. Nel 2010 si aprì una polemica che durò per settimane sull'albero di Natale di Tiffany (con maxi pacco ai piedi) che rimase in piazza Duomo giusto un mese. Stesso show sugli alberi di Renzo Piano, che alla fine del dibattito non si piantarono mai, proprio lì dove da due giorni sono spuntate le palme sponsorizzate da Starbucks. Saranno seguite a breve da filari di banani. Un progetto già stroncato dal centrodestra ma pure da un pezzo della maggioranza, il sindaco ha sospeso il giudizio finchè il nuovo look delle aiuole davanti al Duomo non sarà completato. E qualche volta, va detto, i milanesi si sono ricreduti nel tempo. Chi si ricorda più il traffico in via Dante? Sembra un'altra epoca. É diventata completamente pedonale nel 1994, un'operazione preceduta dalle barricate, e oggi nessuno si sognerebbe di tornare indietro.

É un «processo» che non arriva a sentenza definitiva quello sull'Ago e il Filo, da 16 anni in piazzale Cadorna, e sul «cubo» di otto metri per otto in via Croce Rossa, in fondo a Montenapoleone, il monumento a Sandro Pertini - opera di Aldo Rossi - che dal 1990 continua a dividere l'opinione pubblica, non è bastato il restauro completato quattro anni fa a conquistare gli scettici. É rimasto in sospeso anche il giudizio sul Teatro degli Arcimboldi, opera dell'architetto Vittorio Gregotti, inaugurato nel 2002 alla Bicocca per ospitare gli spettacoli della Scala chiusa per ristrutturazione. L'ex sovrintendente Alberto Artioli la definì «una cattedrale nel deserto». Porta Nuova è il simbolo per eccellenza della discordia e del ravvedimento. I Democratici che nel 2007 sotto la giunta Moratti protestavano con gli striscioni davanti ai cantieri del grattacielo Unicredit che cominciava a salire, un anno fa hanno usato l'immagine di piazza Gae Aulenti sui volantini della festa dell'Unità, come modello della Milano che cambia (in meglio). Un altro grattacielo, lo «storto» di Citylife che oggi sta arrivando a conclusione, dieci anni incassò diverse critiche, da Silvio Berlusconi a Adriano Celentano. La decisione dei costruttori di «raddrizzarlo» un po' sembrò anche una risposta a quel tam tam. Gli Expo Gate smantellati lo scorso ottobre sono riusciti a mettere d'accordo centrodestra e sinistra. Per evitare che al sindaco venisse in mente di mantenere le piramidi di largo Cairoli, l'ex consiglio comunale votò una mozione bipartisan per chiedere tassativamente la rimozione.

Se i grandi cambiamenti fanno discutere, ecco che da un paio di

settimane sono già partite le votazioni sul progetto vincitore del bando lanciato dal Comune per rivoluzionare piazza Castello. Il disegno prevede un boulevard bianco e una galleria di 134 alberi. Ai posteri l'ardua sentenza.

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