Curia, soldi solo a chi ha voglia di studiare

Curia, soldi solo a chi ha voglia di studiare

«Il fine ultimo del suo agire è far sì che tutti si sentano responsabili di tutti». Il soggetto della lucida analisi è il Fondo Famiglia Lavoro, istituito da Dionigi Tettamanzi nella notte di Natale del 2008 e rilanciato oggi dal cardinale Angelo Scola, che intende puntare sulla riqualificazione professionale e sullo spirito d’iniziativa di chi si trova in difficoltà.
Il Fondo ricomincia da un milione di euro (500mila euro arrivano dall’8 per mille, l’altra metà è ciò che rimane del «vecchio» Fondo) e l’appello ai milanesi è a far levitare la somma. «È fondamentale che venga sostenuto ancora dalla generosità di tutti» dicono dalla Diocesi. Sarà il cardinale Scola a raccontare la nuova iniziativa ai fedeli questa sera, durante la Veglia di preghiera per il mondo del lavoro che presiederà alle 21 nella basilica di Sant’Ambrogio.
Il primo maggio, con la Festa del lavoro, è alle porte e il titolo dell’incontro di preghiera di stasera recita «Dalla crisi si esce insieme». L’arcivescovo invita a ristabilire «la fiducia vicendevole» abbandonando «l’approccio individualistico» che sembra andare per la maggiore e che è una delle ragioni profonde del declino economico.
E rieccoci alla fase due del Fondo. Accanto ai contributi in denaro a fondo perduto (cui si ricorrerà come extrema ratio), saranno promossi «percorsi di orientamento, formazione e riqualificazione professionale» attraverso l’azione diretta di Fondazione San Carlo onlus (che dipende dalla Caritas ambrosiana e direttamente dalla Curia) o con il coordinamento di altri soggetti territoriali come l’Ente nazionale di istruzione professionale delle Acli.
Sin dal principio, obiettivo del Fondo è stato aiutare persone e famiglie in difficoltà a causa della crisi. Un pronto soccorso per chi ha perso il lavoro e vive una situazione di precarietà che rende impossibile arrivare a fine mese. Fino a oggi sono stati raccolti 14 milioni di euro e coinvolti 600 volontari.
Nel futuro c’è un’insistenza sempre maggiore sulla formazione e lo spirito d’iniziativa imprenditoriale, patrimonio immateriale tra i più preziosi in questo periodo. Spiega il cardinale Scola: «Sono necessari nuovi servizi che favoriscano, soprattutto per i giovani, la crescita professionale, abbinando un sostegno economico a percorsi di formazione e riqualificazione».
Il progetto è concedere borse lavoro, che consentano di imparare un mestiere. Oppure assegni con cui potersi pagare gli studi. Inoltre la fase due del Fondo prevede un accompagnamento personale nella ricerca di un nuovo lavoro.
C’è poi una sezione dedicata agli aspiranti imprenditori, con partenze low profile e in futuro chissà, magari un’azienda nata dalla laboriosa lungimiranza di un esodato con la vocazione degli affari. Il microcredito è un’altra modalità di aiuto prevista dalla seconda fase del Fondo. A settembre sarà avviata una cassa mutua, con forme di assicurazione e di aiuto solidali.
«Tutti responsabili di tutti», evitando l’assistenzialismo che contribuisce a far radicare il male invece di estirparlo.

Gli interventi sono destinati a persone senza lavoro, che attualmente non usufruiscano di tutele e che siano disponibili al percorso di formazione proposto dalla Diocesi.
È proprio il caso di dire: aiutati che Dio t’aiuta.

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