Lucia Galli
La fabbrica degli assegni. Stampano da generazioni, innovano per Dna. Milano capitale dell'editoria? Si, ma non solo. Questa è una vecchia storia, ma per allungarla di nuovi capitoli serve l'estro di chi non smette mai di immaginarsi il futuro. Anche fra rotative e stampanti. Dimenticate i fratelli Gutenberg, anche se la tecnologia, va detto, in questo campo parla ancora tedesco. Heidelberg, Magonza, i Koenig e poi? Piazzale Loreto, naturalmente: è qui che da oltre 100 anni, prima ancora che il liberty ne rivestisse i primi palazzi che allungano su viale Monza, la famiglia Marazzi - anzi la Agema spa, Arti grafiche E. Marazzi - mette nero su bianco, ma anche a colori, creatività ed idee.
Si definiscono una «piccola corazzata con la forza di un caccia torpediniere» e, in effetti, la velocità è uno degli attrezzi del loro mestiere. Quarta generazione, «con la quinta che ci sta scalzando», scherzano i fratelli Margherita ed Ettore Marazzi. «L'evoluzione è non porsi limiti ed applicare il time to market anche a prodotti un tempo ritenuti super paludati». Solo così dal loro quartier generale possono uscire sia cataloghi posati e golosi come quelli per le uova di cioccolato o della Sammontana, sia più ragionati bilanci di aziende di mezzo mondo, da A2A, al Fai a L'Oreal, solo per citarne alcune.
Ma non è tutto: «Siamo orgogliosi di essere stampatori», spiegano i fratelli Marazzi, ma dell'arte di Aldo Manuzio la Agema ha portato avanti uno spirito 3.0. Alla faccia di quel motto «Festina lente» del famoso editore italiano - Affrettati lentamente -, loro volano verso l'innovazione. La svolta poco meno di dieci anni fa e per definirla, più che le parole, occorre un pin. Magari uno dei 44mila che ogni giorno prende forma fra queste pareti, grazie ad un algoritmo che li stampa su una bobina di 600 chili di carta.
Non ricordate le vostre cinque cifre magiche? È molto probabile che il vostro bancomat o la vostra carta di credito sia «nata» (un po' anche) qui. Tranquilli: nessuno l'avrà sbirciata. Qui le norme di sicurezza sono massime e fra badge e contro badge, codici e controlli, è difficile che si possa leggere ciò che non si deve. Ecco il business di carte valori e assegni che Agema, grazie a una serie di brevetti realizzati fra 2010 e 2011, ha sviluppato negli anni, diventando una delle cinque realtà italiane leader nel settore. Poche altre nel mondo, il modello resta inglese; intanto qui ci sono trenta collaboratori e 6 milioni di fatturato l'anno ed una magnolia dai fiori carichi a sbirciare dalle vetrate dove, impassibili, sfilano e prendono forma nei plotter gli assegni di 304 istituti bancari italiani e svizzeri che si affidano ad Agema ogni giorno per la gestione dei loro valori.
Bancari, circolari, di traenza: qui gli assegni entrano tutti «in bianco» e ne escono con tutti i crismi per la circolazione. Fra le facciate dove hanno lasciato il segno anche Gae Aulenti e Gavino Sanna che si inventò il logo aziendale, non te lo aspetti: eppure c'è. E' l'ufficio postale interno da cui partono ogni giorno 16 navette per le consegne di oltre 20 mila plichi. Ogni banca ha le sue richieste: certo, gli standard li stabilisce l'Abi, ma poi la personalizzazione è fra le più varie. «La Banca d'Italia ha chiesto di non utilizzare troppo i colori», spiegano i fratelli Marazzi ma la loro linea è pronta per farlo: del resto utilizza solo una cinquantina di template fra gli oltre 1200 lay out di cui è già pronto il know how. Futuro, ma anche certezza nella tradizione: la carta filigranata è esclusivamente made in Italy, a Cordenons, vicino a Pordenone.
«In fondo spiega Margherita Marazzi abbiamo sempre voluto fare questo lavoro: la domenica papà ci portava qui. Mentre finiva il lavoro noi saltavamo su e giù fra la carta e i macchinari». Ora resta il futuro: «E la certezza che la solidità del passato ci mette nelle condizioni di pensare al domani». Visto, si stampi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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