Trecentoquindici pagine per raccontare il nuovo caso che scuote la sanità lombarda: gli appalti ospedalieri comprati dalla Hermex Italia grazie ai suoi lobbisti, il giornalista Leonardo Boriani, e soprattutto Massimo Guarischi, ex giovane prodigio della politica milanese, oggi considerato assai vicino all'ex governatore Roberto Formigoni. «Guarischi ha continui e costanti rapporti con i vertici politici», scrive il giudice Fabio Antezza
LA FIRMA DI LUCCHINA
Il 17 gennaio scorso la Dia intercetta Giuseppe Lo Presti, titolare della Hermex, che sta cercando in ogni modo di vendere le sue apparecchiature Mitsubishi anche all'Istituto dei tumori. Ma manca il finanziamento regionale. «Stiamo attendendo ora la delibera regionale a firma del dottor Lucchina», gli dice un suo consulente. Il 31 gennaio all 17 si tiene l'incontro che i Lo Presti aspettano da tempo: «Trattasi in particolare di incontro tra il citato Guarischi e il presidente della Regione Lombardia».
L'INCONTRO CON FORMIGONI Guarischi viene intercettato mentre parla con «Willy», ovvero Mario Villa, braccio destro di Formigoni, e poi con la segretaria del governatore, Anna. La Dia intercetta il suo cellulare fino a quando «alle ore 17.19.55 impegna la cella di riferimento Milano Piazza Città di Lombardia», ovvero la sede della Regione. Dell'incontro non c'è registrazione. Ma il giudice annota che il giorno dopo Lorenza Lardieri, segretaria di Guarischi, telefona a Lo Presti: «Le devo dire solo: tutto ok»
QUEL VISCIDO LO CACCIO VIA
Il principale ostacolo per il business all'Istituto dei tumori è il direttore generale Gerolamo Corno, che non si mostra disponibile alle avances della Hermex. «É un viscido, lo buttano fuori a calci nel culo», dicono tra di loro i Lo Presti. «Ha detto (Guarischi) di aspettare fino al 6 agosto che poi lo cambia». La prevista cacciata di Corno è secondo il giudice la prova della sua «influenza nella scelta dei dirigenti e dei direttori generali delle aziende ospedaliere». Per la cronaca, a tutt'oggi Corno è ancora al suo posto.
MICA CE SPUTO SOPRA
Per dimostrare che aria tira tra alcuni funzionari della sanità lombarda, il giudice cita l'intercettazione tra Sbrodolini, ex direttore del San Paolo, e il suo amico Bruno Mancini: «Io non andavo neanche a pensarci a chiedere soldi per l'attività che facevo, me li facesti avere te da coso, Lo Presti... 50 milioni che mi dicesti a Bru, cazzo (...) allora mica ce sputo sopra che poi sono proprio quelli che mi so serviti a comprare la casa»
I VERBALI DEL SAN PAOLO
Gli appalti conquistati dalla Hermex in Valtellina e a Cremona vengono seguiti quasi in presa diretta dalla Dia. Mentre anche alle testimonianza è affidata la ricostruzione di quanto avveniva nell'ospedale da cui l'inchiesta è partita, il San Paolo di Milano, dove nel luglio 2011 vola dall'ottavo piano il funzionario Pasquale Libri, nipote acquisito del boss calabrese Rocco Musolino. Di Libri si parla nei verbali di Calogero Calandra, funzionario del San Paolo. «Il bando di gara per questo appalto venne predisposto dal dottor Libri che all'epoca faceva parte come mio sottoposto dell'ufficio approvigionamenti. Libri raccolse i criteri di valutazione dei vari parametri e l'impostazione tecnica che gli veniva fornita dall'ufficio di ingegneria clinica e poi li inserì all'interno di uno schema di gara che sottopose alla mia analisi». Lo schema elaborato da Libri viene sottoposto al direttore amministrativo Sbardolini che però lo modifica in uno dei passaggi chiave, la formula matematica che incrocia gli elementi di valutazione. Secondo la Procura, è un intervento su misura per la vittoria del consorzio di cui fa parte la Hermex.
Quasi surreale quanto accade poi nella commissione che deve valutare le due offerte. I due membri esterni, Aldo Locatelli e Elena Pedroncelli, vengono messi in minoranza dai funzionari del San Paolo che spingono per la Hermex. Dichiara Locatelli: «É stato l'unico caso in cui sono stato costretto a far emettere a verbale il mio dissenso, una situazione del genere non mi era mai capitata (..
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