Cronaca locale

La dedica va a Mandela E Napolitano è meno re

Una prima di Sant'Ambrogio dedicata dalla città di Milano e dalla Scala a Nelson Mandela. A deciderlo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il sindaco Giuliano Pisapia a poche ore dalla scomparsa del premio Nobel. È lui il protagonista dell'apertura di serata prima del Fratelli d'Italia attaccato dal direttore Daniele Gatti (senza il giallo dell'anno scorso) in onore del capo dello Stato. La cui giornata, dopo la notte come sempre passata nella lussuosissima suite del Grand hotel et de Milan dove Giuseppe Verdi visse e morí, era cominciata ammirando con il sindaco Giuliano Pisapia la meravigliosa Madonna di Fogligno esposta nella sala Alessi di Palazzo Marino. Poi, sempre con la moglie Clio e accompagnato dal presidente Giovanni Bazoli, la visita alle Gallerie d'Italia di Intesa Sanpaolo in piazza Scala tra Bay, Boccioni e Fontana. Molti meno applausi del passato per Napolitano che arriva al Piermarini per la Traviata (che dirà «meravigliosa») lasciando a Roma un parlamento con 148 deputati e senatori dichiarati abusivi dalla Corte costituzionale. Ad accoglierlo Pisapia che della serata dirà «spettacolare, splendida, intrigante» perché capace di «unire lo sfarzo con la semplicità, il passato e la modernità». E poi si dice felice che «la Scala sia arrivata in carcere, negli ospedali e nelle piazze di periferia dove i milanesi hanno potuto sentirla più vicina». Poi la stilettata al governo. «Ci sono pochi ministri? Vero, ma c'è il presidente Napolitano». Con lui dice di aver parlato solo dell'opportunità di un omaggio a Mandela e non dei tagli al Comune che sono come sale sulle ferite del bilancio di Milano.
Prima volta, invece, per il governatore Roberto Maroni («ma valeva lo sforzo di mettere lo smoking»). Gli piace lo spettacolo che segue dal palco reale con la moglie e dove oltre a Napolitano e Pisapia prendono posto il presidente della commissione europea Barroso quello della corte costituzionale Silvestri e quello del senato Grasso, oltre ai ministri Mauro e Bray. Al loro fianco presidente e ministro dell'industria del Togo. Durante il primo atto un tweet galeotto per annunciare che Matteo Salvini ha vinto le primarie ed è il nuovo capo della Lega e parlando con i giornalisti la randellata ai grillini che «in Regione non hanno dimostrato grande attenzione per i problemi concreti», perdendosi invece «in chiacchiere e anatemi». Melomane convinto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che ricorda con grande nostalgia la Traviata di una «Maria Callas che non aveva bisogno di muoversi tanto per tenere la scena». Ultimo sant'Ambrogio da sovrintendente per Stéphane Lissener. «Ma se l'anno prossimo mi invitano verrò volentieri». Il ricordo migliore? «Aver reso la Scala, come diceva Paolo Grassi, una casa di vetro». Chi verrá dopo? «Credo debba sempre ricordare che la Scala è e deve sempre rimanere un teatro pubblico». Nel foyer il suo successore c'è già, Alexander Pereira con la bellissima moglie. Ma la vera attesa era per il loggione che aveva salutato il salir del sipario iniziale con il tradizionale «Viva Verdi». Applausi per Violetta, buuuuu per Alfredo, il direttore e il regista Dmitri Tcherniakov.

Troppo ardito.

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