Dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte. È luogo adatto l'Università cattolica per commentare la parabola che è il cuore della Messa nella basilica di Sant'Ambrogio per l'inaugurazione dell'anno accademico 2017-2018. L'arcivescovo e presidente dell'Istituto Toniolo, Mario Delpini, ne fa una parafrasi per immagini: si è addormentata la vergine saggia del pensiero, la vergine stolta dell'informazione curiosa, «esausta per la fatica di inseguire l'ultima novità», la saggia della ricerca, «esasperata per la cronica mancanza di risorse», la stolta della potenza tecnologica, la saggia del diritto, «offesa per il disinteresse verso un disegno unitario e armonico del convivere dei popoli», la stolta della burocrazia, la saggia dell'arte, «smarrita nel frantumarsi dei canoni», la stolta dell'ossessione del design, «frustrata dai capricci di una committenza incontentabile», la saggia delle scienze sociali, la stolta del mercato e del commercio, «umiliata dall'irrompere di poteri e capitali incontrollabili».
Più tardi, nel suo primo saluto da arcivescovo in aula magna, Delpini parla anche a braccio nel dare le sue linee iniziali: «Forse un tempo dire Università cattolica era una tautologia, poi è diventato un ossimoro, adesso è una vocazione». Augura all'università di essere «cattolica perché le sue procedure e le prestazioni professionali di tutti sono caratterizzate dalla onestà, dalla trasparenza, dalla generosità, dallo spirito di servizio». E ancora: «La Chiesa italiana che ha messo a tema la sfida educativa... dovrebbe attingervi preziosi contributi per evitare letture superficiali».
Alla Cattolica è aumentato il numero degli studenti iscritti (+ 5,1% nell'intero ateneo e +5,5% soltanto a Milano) e anche il numero di ragazzi che arriva dall'estero per studiare: sono 3.971 studenti di oltre 100 nazionalità diverse, alcuni provenienti da Paesi in aree di conflitto, con un aumento del 15% rispetto all'anno precedente.
«C'è un'ottima ripresa di tutte le facoltà umanistiche» spiega il rettore, Franco Anelli, che lamenta «la carenza di aule». Poi annuncia un sistema di incentivi e penalità per i ricercatori. Premi come «l'esonero parziale dalla didattica, per coloro che si dedicano a progetti finanziati da bandi competitivi o a pubblicazioni di alto valore scientifico». E «penalizzazioni per ingiustificata mancanza di pubblicazioni» e cioè «mancato accesso a bandi e esclusione dalle commissioni interne di selezione dei docenti». Una battuta amara sulle commissioni di concorso italiane: «Mi sentirei in imbarazzo a invitare un collega straniero in Italia, perché dovrei dirgli una serie di cose e poi sconsigliarlo. Rischia di doversi pagare un legale».
La prolusione, affidata al cardinale Gianfranco Ravasi, lega ricerca e umanità. «Nella nostra scatola cranica ci sono 100 miliardi di neuroni, tante quante sono le stelle della nostra galassia» dice. «Adamo, dove sei?», titolo del suo libro, «è una delle domande fondamentali riproposta dalla scienza contemporanea. Pensiamo alle neuroscienze, il Dna, l'intelligenza artificiale, i nuovi modelli umani che non sono umani. Per questo le domande della scienza sono quelle che la stessa comunità umana si pone».
Parla dei nativi digitali che chattano 5 ore al giorno, così che il social ha sostituito il sociale.
Auspica che «nelle scuole, nella cultura digitale in cui sono immersi, gli adolescenti possano trovare una guida». Parla anche del gender, anzi chiede all'Università di interrogarsi: «È un elemento da considerare», perché «non si è maschio e femmina solo per una questione biologica ma anche culturale».
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