Demoliti i barconi sui Navigli

Via del Comune allo smantellamento. «Da oggi dieci disoccupati»

Michelangelo Bonessa

La «Milano da bere» perde uno dei suoi ultimi simboli, i barconi ristorante sul Naviglio Pavese. Entrati in attività nel 1985, da ieri e fino a sabato saranno smantellati e portati in un magazzino di via Novara. «Lì mangiava Craxi» si dice ancora oggi con il tono che spiega l'importanza del posto. Eppure la frase dopo trent'anni ha un significato soprattutto per chi era giovane negli anni '80, cioè chi ha superato i 65 anni, milanesi che conoscevano i barconi e i ristoratori degli uomini potenti. Uno di loro, Marco Comini, è scomparso nel 2015 prima di riuscire a vendere l'attività e lasciando il Matarel di corso Garibaldi senza una delle sue peculiarità. Ora tocca ai barconi sui navigli.

Dopo una querelle legale iniziata l'anno successivo all'apertura dei battenti, i cinque barconi scompariranno in ossequio alle regole di navigazione e alla norme europee sull'utilizzo degli spazi pubblici. Nello specifico si tratta del regolamento sulla navigabilità dei navigli (dato che i barconi sono troppo larghi e impediscono il passaggio) e della direttiva Bolkenstein che stabilisce che ogni spazio pubblico debba essere dato in concessione solo dopo un bando. Ma sono solo le ultime due leggi entrate in campo nella disputa trentennale. Solo dal 2009, quando il Comune ha ripreso in mano la pratica, ci sono stati «almeno sette ricorsi al Tar», spiegano da Palazzo Marino. L'ultima sentenza del Consiglio di Stato, emanata nell'aprile 2017, per l'Amministrazione ha messo la parola fine alla contesa. Anche la sospensiva richiesta dai titolari di un ristorante è stata respinta, l'ennesimo ricorso ancora aperto non sembra avere speranze. Quindi è partita l'operazione in grande stile: 18 fabbri, 40 operai e alcune decine di agenti tra polizia locale, polizia di Stato e carabinieri. E poi una gru che caricherà lo scheletro dei barconi su degli autoarticolati che per spostarsi hanno reso necessario la ricollocazione di due fermate della linea 10 e di un semaforo.

«Dopo 25 anni si mette fine a questa querelle» ha esultato Carmela Rozza, assessore comunale alla Sicurezza. «Hanno ucciso i navigli. Oggi rimangono a casa 10 persone», ha replicato Riccardo Rossi, proprietario della pizzeria-barcone sui Navigli «Frank Pummarola». In realtà non è detto che in futuro non si rivedano delle attività commerciali sulle acque milanesi, ma saranno conformi alle regole. Quello che sparisce è un simbolo di un'epoca d'oro della città che trovò il suo nome grazie al pubblicitario Marco Mignani e alla pubblicità della Ramazzotti. Il periodo d'oro anche per quel quarto di milanesi, i dati sono del Comune, che ha superato i 65 anni. Quando yuppies e paninari erano ovunque e i socialisti ancora non erano stati spazzati via da Mani Pulite.

Oggi non resta quasi più niente di quei tempi, persino i McDonald's che ingurgitarono Burghy sono roba vecchia: anche una delle ultime operazioni sponsorizzate dai socialisti, una palazzina in corso di Porta Romana, si è conclusa con una voragine nel mezzo della via perché i muri dei box erano in legno.

I socialisti sono un retaggio del passato, così come una certa Milano. La nuova epoca rutilante della città non ha più posto per i ristoranti «in cui mangiava Craxi».

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