Coronavirus

Deroghe e in troppi al parco Sala: "Lockdown anomalo"

Ai Giardini Montanelli quasi un sabato pre Covid Il sindaco: chiusure a macchia di leopardo, state a casa

Deroghe e in troppi al parco  Sala: "Lockdown anomalo"

"Si può svolgere attività motoria solo nei pressi della propria abitazione". E lo sport dovrebbe essere praticato in forma individuale, ma un'area del parco sembra una palestra all'aperto. Dopo i primi due giorni di restrizioni si può parlare tranquillamente di lockdown soft. Nella prima fase dell'epidemia l'asporto era vietato, bar e ristoranti potevano solo consegnare a domicilio, ora da Brera a Porta Nuova (dove la deroga a chi vende prodotti di biancheria, articoli sportivi, profumerie, ottici, bar e gelaterie d'asporto fa sì che i negozi siano aperti quasi al 100%) ci si può concedere il caffè a pochi metri dal banco e cento scuse per uscire, compresa la piega dal parrucchiere. Anche i controlli scarseggiano. Il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico aggiunge che i mercati del sabato erano «affollati, non sono state redisposte misure per il contingentamento degli ingressi e per mantenere il distanziamento ai banchi». Un lockdown così danneggia le imprese che non possono lavorare in pieno, solleva proteste dalle categorie escluse (ieri è stata la volta dei negozi per animali che possono restare aperti ma senza fare servizio di toelettatura o di Dismamusica che contesta lo stop a negozi di strumenti e edizioni musicali e chiede che «restino aperti come le librerie»). Tocca contare sulla collaborazione dei milanesi. Anche il sindaco Beppe Sala ieri su SkyTg24 l'ha definita una «chiusura anomala, a macchia di leopardo. Oltre al tema dei controlli, perché è difficile controllare 1,4 milioni di persone, il punto è che è una chiusura un po' anomala. Oggi se un milanese va alla Rinascente entra ed è aperta, perché ci sono dei reparti con prodotti vendibili. Sto cercando di dire ai cittadini di stare in casa, di stare attenti e di contribuire alla risoluzione di questa situazione». Non contesta Milano zona rossa («è il momento di tenere duro e di non fare troppo i sofisti per cercare di uscirne presto e il cambiamento delle abitudini richiede due o tre settimane prima di mostrare i segni»). E «da quello che ci risulta il tracciamento non avviene più e funziona poco la gestione sanitaria territoriale quindi con sintomi sono portati ad andare in ospedale». Ribadisce quindi di «stare a casa, attraverso i nostri comportamenti virtuosi liberiamo gli ospedali e diamo modo di curare anche altre patologie. Il Covid è diventato un'ossessione ed è gravissimo ma non dimentichiamo il resto». Sul Decreto ristori Bis dice: «Vanno bene i ristori ma Milano, che è dimensionata per avere 3 milioni di persone che la vivevano ogni giorno, per i prossimi mesi e probabilmente 2/3 anni scenderà a 2 milioni tra mancanza di turismo e smart working.

Va affrontato con i commercianti questo tema delicatissimo».

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