Ma deve essere vissuta o muore di auto e noia

Chi storce il naso per queste location si ricordi che l'agorà è anche mercato

Meglio usarle le piazze. Perché altrimenti muoiono che tradotto significa che vengono utilizzate per parcheggiare le auto, per buttar via le bottiglie di birra, per spegnere le sigarette o al posto dei vespasiani che a Milano non ci sono più. Meglio usarle perché quella è la loro funzione dai tempi dell'agorà greca, luogo di riunione della collettività, al foro romano, luogo di aggregazione. Una continuità che non si è mai interrotta neppure nel Medio Evo e neppure nel Rinascimento e che solo oggi sembra non esserci più. Ma un po' tutti i luoghi della città hanno perso la loro antica identità sociale. Oggi per ritrovarsi o per socializzare basta un «clic» comodamente seduti sulla poltrona di casa. Non è così ma si fa così. E in piazza non ci va più quasi nessuno, nemmeno per protestare. Quindi chi storce il naso davanti a una piazza che diventa la «location» per un evento privato, per una promozione, per un concerto, un aperitivo o una sfilata farebbe bene a pensarci un po'. Nell'era dove tutti condividono tutto si fa una fatica enorme a condividere fisicamente gli spazi che restano sempre più vuoti o deserti. O malfrequentati. Il degrado è uno dei grandi problemi delle metropoli, Milano compresa. Un decadenza non tanto urbanistica, dei monumenti sporchi di smog, dei muri imbrattati dai writer, dello sporco e della sciatteria in cui troviamo certe strade al mattino. Di cui va detto la colpa maggior non è di chi non pulisce ma di chi non fa nulla per non sporcare. Il problema vero è che le piazze sono diventate dei non luoghi dove la gente non si ritrova più. Perché magari la sera non si sente sicura nel tirar tardi all'aperto ma soprattutto perché i posti di ritrovo ora per molti sono stati sostituiti dagli spazi «finti» e un po' kitsch dei centri commerciali. È un fatto culturale, di modelli che ci vengono proposti perché se in uno «slargo» oggi non c'è il wi-fi come si fa a socializzare? E così gli spazi vengono utilizzati per tutto tranne che per ciò per cui sono stati pensati. In piazza Affari, dove in questi giorni una banca per promuovere un suo prodotto ha realizzato un giardino con tanto di alberi e viottoli, solitamente ci sono macchine posteggiate alla rinfusa. Solitamente ci sono i furgoni delle ditte di trasporti che nella pausa pranzo si scambiano i pacchi da consegnare. Solitamente c'è un bel caos. E il «dito» di Cattelan, che può piacere o non piacere ma resta una delle opere più fotografate dai turisti che vengono a Milano, quasi quasi scompare. Il discorso vale ovunque. Da piazza Duomo a piazza Santo Stefano le piazze vanno usate se si vogliono tenere vive.

Anche per fare pubblicità a qualcosa. Perché è sempre meglio vedere un sommergibile che spunta davanti a piazza Mercanti o il muso di un transatlantico che sbuca dai portoni della Borsa, piuttosto che una piazza che rantola.

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