Il Diocesano rinasce tra antichi chiostri e arte contemporanea

Dopo la fusione con S. Eustorgio, il nuovo Museo con caffè cablato sarà dedicato al cardinal Martini

Sabrina Cottone

«Tutti abbiamo bisogno di bellezza, tutti i giorni, dalla mattina alla sera. Se non incontriamo la bellezza nella giornata, andiamo a letto malamente» dice al Museo diocesano il cardinale Angelo Scola, all'inaugurazione del complesso nuovo e antico che in Sant'Eustorgio sarà intitolato al cardinal Martini. È il progetto integrato «Chiostri di sant'Eustorgio», che fonde il ricchissimo Museo di arte sacra, la basilica di Sant'Eustorgio con la Cappella Portinari e il cimitero paleocristiano con arte contemporanea, Triennale e design.

In piazza sant'Eustorgio una lapide ricorda il fonte in cui intorno alla metà del I secolo san Barnaba, compagno di viaggio e misione di san Paolo, avrebbe battezzato i primi milanesi. Luogo avvolto in una tradizione anche leggendaria, ma che racconta la lunghissima storia di uno dei complessi monumentali più antichi di Milano. Nei suoi confini il 5 novembre 2001 il cardinale Carlo Maria Martini inaugurarò il Museo diocesano. Oggi è il cardinale Angelo Scola ad annunciare che questi luoghi porteranno il nome di Martini.

Un biglietto integrato tra sant'Eustorgio e il Museo diocesano (dodici euro) ricostruisce l'unità del tutto, che a partire dal tredicesimo secolo è anche l'unità dell'antico convento domenicano, dove ha passeggiato san Tommaso d'Aquino. Qui è conservata una reliquia del suo dito, qui sono state scritte pagine della sua Summa Theologiae. Storia, spiritualità e arte. Come nel mecenatismo dei Portinari, legato non solo alla Cappella e alle opere di Vincenzo Foppa.

Sandrina Bandera, già direttore della Pinacoteca di Brera e tra i membri del comitato scientifico del nuovo Museo, spiega il valore del mix: «I due musei uniti aprono un'importante possibilità di sviluppo e si rivolgono anche al nuovo pubblico del quartiere Darsena, del Mudec di via Tortona, della Fondazione Pomodoro». Una vocazione attuale già confermata dall'esposizione «Design behind Design», che fa del Museo diocesano una delle sedi della XXI Triennale. Oltre che dalle numerose opere del XX e XXI secolo, nate intorno a un gruppo di lavori di Lucio Fontana, che fanno parte della collezione permanente.

Tra i progetti, prestiti di opere contemporanee. «Il dialogo tra Foppa e Bergognone nella basilica di sant'Eustorgio si aprirà ad artisti del Novecento come Fontana, Melotti, Castellani» spiega Bandera, annunciando che a dicembre la cappella Portinari ospiterà opere di arte contemporanea. L'idea guida è dare vita di oggi ai chiostri medioevali, luogo d'incontro, cultura, arte e fede, anche attraverso un bar cablato che consenta di assaporare la tranquillità dei chiostri e una biblioteca tecnologica di spiritualità.

Idee che valorizzano una collezione artistica già ricchissima, costituita da più di settecento opere tra il IV ed il XXI secolo. Dalla Quadreria arcivescovile sono arrivate le collezioni degli arcivescovi milanesi (parte della collezione Monti, della Visconti, della Riccardi, della Pozzobonelli, e la completa collezione Erba Odescalchi).

Dalle chiese della Diocesi dipinti e arredo liturgico. E la pregiata sezione dedicata ai Fondi Oro, opere soprattutto toscane del XIV e XV secolo, donate dal professor Alberto Crespi. Un luogo in cui nutrirsi di bellezza.

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