Diritti gay, piazza Duomo arcobaleno

Davanti alla Cattedrale flash mob delle associazioni omosessuali per unioni civili e adozioni

Maria SorbiCi sono coppie gay con la sciarpa di mille colori, ragazze lesbiche con l'arcobaleno dipinto sulla fronte, bimbi sul passeggino con in mano la bandierina delle associazioni Lgbt. E tante famiglie tradizionali. In centinaia rispondono all'appello lanciato sui social network e partecipano al flash mob in piazza Duomo. Obbiettivo: dare una svegliata al ddl Cirinnà, che si è incagliato sulle unioni civili e le cui sorti dovrebbero decidersi nei prossimi giorni. Nella stessa piazza in cui di mattina si è riunito il mondo cattolico e istituzionale per intitolare via Arcivescovado al cardinale Carlo Maria Martini, nel primo pomeriggio arriva il coloratissimo popolo dei Sentinelli, che già si era fatto conoscere alla città con la manifestazione del 23 gennaio in piazza Scala. Gli organizzatori, tra cui Radio Popolare, parlano di diecimila persone. In realtà sono circa 2.500, comunque tante. Alle 15 in punto suona una sirena: tutti a terra, in silenzio. È la denuncia della «morte dei diritti civili», è l'urlo collettivo «per chiedere uguaglianza e rispetto delle libertà altrui». Poi parte la musica Frankie Goes to Hollywood, le bandiere si rialzano e comincia il comizio. Una sorta di prova generale della manifestazione che si terrà a Roma il 5 marzo. «Giù le mani dai nostri bambini che crescono in un ambiente dove non si insegna l'odio» grida dal palco Luca Palladini, portavoce dei Sentinelli. «Il Senato sta facendo una figuraccia agli occhi di tutto il mondo» gridano i rappresentanti delle varie associazioni gay e trans. E poi scoppia la polemica, infarcita dagli applausi della piazza, contro il direttore di Gay.it De Giorgi, il quale ha sostenuto: «La stragrande maggioranza degli omosessuali non ha figli, perciò potrebbe essere opportuno far passare una legge sulle unioni civili senza la stepchild adoption». Apriti cielo. La piazza milanese ha puntato il dito contro l'esclusione ed è insorta: «I bambini hanno bisogno di amore e non di schemi clericali». Nei prossimi giorni la città verrà invasa da manifesti pro unioni civili e pro adozioni, pagati con i soldi raccolti dai Sentinelli. E anche i social network avranno la loro invasione pacifica: «Da qui al 5 marzo - è stato l'appello alla piazza - fatevi tutti i selfie che potete: dimostriamo che in questa battaglia ci mettiamo la faccia». A sostenere la causa delle associazioni Lgbt ci sono anche tantissime famiglie tradizionali con la fede al dito, altre etero che convivono da anni, altre ancora con passeggino e cane al guinzaglio. Ci sono tante mamme con i bambini per mano: «Voglio far capire a mio figlio - spiega Anita, 45 anni - che è giusto lottare per i diritti delle perone anche se non ci toccano da vicino. C'è gente che ha votato la legge sull'aborto senza ave mai abortito. Le nostre mamme hanno votato la legge sul divorzio senza aver mai voluto divorziare. Questa si chiama civiltà. È rispetto per la libertà degli altri».

«Non siamo cittadini di serie B, non ci sentiamo tali - spiegano arrabbiati due ragazzi - Anche noi paghiamo le tasse». «Ma avete visto quanti siamo? - urla Mia, applaudita dalla folla intorno - è ora di riconoscere i nostri diritti. Bisogna capire che la libertà concessa a qualcuno non toglie la libertà agli altri».

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