Un docufilm sugli orrori della psichiatria

Dal libro-denuncia di Papuzzi la storia del processo a Coda, il «Prof elettroshock»

Marta Calcagno Baldini

Lo chiamavano «l'elettricista». Capire quanti bambini siano morti a causa dei suoi elettroshock o delle sue cure psichiatriche omicide è difficile. Ma troppi ne sono rimasti traumatizzati, dice al Giornale Marino Bronzino, regista in particolare di documentari e cortometraggi. Si deve a lui, con l'aiuto dell'avvocato Claudio Zucchellini, la realizzazione del film Portami su quello che canta, storia di un libro guerriero, che sarà proiettato il prossimo martedì 12 marzo, ore 20.30, nell'Auditorium San Fedele . Il film racconta la storia del processo allo psichiatra Giorgio Coda, condannato per maltrattamenti ai suoi pazienti della Certosa di Collegno e ai piccoli ricoverati a villa Azzurra, a Grugliasco (Torino), di cui era direttore. «Legava i bimbi al letto, o al termosifone. Erano pratiche punitive, e allo stesso tempo servivano per comodità, se legato il paziente non poteva creare problemi». Un'idea della psichiatria come pratica punitiva, che usava la paura come principale mezzo per tenere i pazienti fermi (non si può certo dire calmi): «Quello che canta» a cui si fa riferimento nel titolo del libro e del film era semplicemente un paziente che camminava in cortile canticchiando: «Coda disse all'infermiere Biasini di andarlo a prendere e portarlo da lui per fargli un elettroshock- continua Bronzino-. Quell'infermiere fu l'unico che fece una deposizione ufficiale contro di lui al processo». Perché la storia di questo psichiatra, raccontata nel film grazie anche alle interviste a varie persone, tra avvocati, scrittori fotografi, che hanno seguito da vicino la vicenda, è anche una testimonianza di silenzio da parte di altri medici, infermieri, universitari: «Nel reparto arrivava il professore, con gli aiuti. Gli assistenti, gli infermieri, e uno di questi portava la cassettina di legno lucido e cominciava la cerimonia, pubblica perché doveva essere esemplare e avere l'effetto di moltiplicare la sofferenza fisica e morale alimentando angoscia in quelle povere ossa accartocciate sui letti». Sceglieva un bambino o un paziente adulto e applicava l'elettroshock. L'idea di questo documentario è venuta a Bronzino dopo la lettura del romanzo Quello che l'acqua nasconde, di Alessandro Perissinotto, «che mi ha fatto tornare in mente il libro Portami su quello che canta di Alberto Papuzzi e Piera Piatti, che custodisco gelosamente nella mia libreria».

Lo studio legale Giovanardi Pototschnig & Associati patrocina e ha organizzato la proiezione a Milano, cui seguirà un dibattito con Enrico Moscoloni (Ordine Avvocati di Milano), Mauro Vallinotto, l'avvocato Giampaolo Zancan, Claudio Zucchellini e Marino Bronzino.

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