Sabrina Cottone
È morto la sera del 30 gennaio in mezzo alle aule, all'ultimo piano del San Carlo che era la sua casa e non solo in senso figurato, perché don Aldo Geranzani, dal 1990 rettore della scuola più ambita da genitori e figli della borghesia milanese, abitava in mezzo ai «sancarlini» e «se sbagliavi ad aprire la porta, ti infilavi direttamente in casa sua», raccontano i collaboratori, mentre continua il viavai di allievi, ex allievi, genitori, insegnanti, conoscenti, nella camera ardente allestita all'interno della cappella della scuola: c'è chi arriva da dietro l'angolo, chi da Londra, chi atterrerà da fusi lontani.
Ogni tanto la sua casa nel Collegio si spostava e si rimpiccioliva, per far posto al laboratorio di informatica o a una nuova classe. «Prima o poi mi manderete fuori» scherzava lui, che poi era la stessa persona che offriva i suoi spazi ai ragazzi e quando li riceveva nel suo studio li lasciava sedere al suo posto, alla scrivania piena di regali e messaggi, sotto la bandiera italiana, un'altra delle sue passioni insieme con la battaglia per la legalità.
Non che fosse nazionalista, al contrario credeva profondamente nello scambio di culture. Così al bar del San Carlo trovi ragazze musulmane velate e tra gli iscritti rampolli della buona società cinese, che hanno anche apprezzato l'insegnamento della loro madrelingua fin dall'asilo. Uno dei vanti di don Aldo era che ebrei, musulmani, cattolici e cristiani di altre confessioni si ritrovavano a studiare, e a volte anche a litigare, tutti insieme.
Il suo corpo rimarrà al San Carlo fino a oggi, quando sarà trasferito in Duomo per i funerali, celebrati alle 14 e 30 da monsignor Mario Delpini, vicario generale della Diocesi. Accanto al feretro, sull'altare della cappella, la poltrona che il San Carlo conserva come una reliquia, perché qui sedette don Bosco e di quel passaggio, avvolto tra cronaca e leggenda, si ricorda anche un miracolo. La poltrona è lì per singolare coincidenza: ieri era la festa del santo educatore.
Il San Carlo perde il suo prete manager, il sacerdote che ha lanciato la scuola nel terzo millennio continuando a parlare in milanese, senza tradire le sue origini popolari. Figlio di un idraulico di fede comunista, nato a Bollate 71 anni fa, poi don della parrocchia Chiesa Rossa, nel quartiere Stadera, tra ragazzi difficili non meno di quelli con cui aveva imparato a confrontarsi nei saloni affrescati del San Carlo, sia pure per ragioni profondamente diverse. In mezzo, una lunga esperienza da prof di religione al Parini, altro liceo chic però statale.
Alla fine, in oratorio di periferia come nelle scuole bene, tutti lo hanno fatto un po' penare perché facevano i bulletti. Lui rispondeva alzando l'asticella del rapporto personale e accompagnava i suoi ragazzi in vacanza a Campestrin, sulle Dolomiti. Aveva condiviso anche la malattia che lo aveva colpito e che aveva raccontato in una lettera alle famiglie. Non si nascondeva: negli ultimi mesi girava per i corridoi della scuola in carrozzina, così come in carrozzina è andato a ritirare l'Ambrogino nel dicembre scorso.
Amava la natura e la tecnologia. Le lavagne interattive multimediali sono arrivate quasi contemporaneamente al San Carlo e alla Bocconi, la cappella è stata rinnovata con opere di arte contemporanea, e per spiegare il perché di investimenti che potevano sembrare eccessivi, don Aldo usava il dialetto. Cinq' ghej de pu, ma ross ripeteva, «cinque lire di più ma rosse», versione meneghina del «chi più spende meglio spende», per dire che la bellezza è sempre un traguardo da raggiungere, anche a costo di impiegare molte energie. Decisionista. Var pusèe un andà che cent andemm era un altro dei suoi detti preferiti, «vale di più un andare anche da solo che cento andiamo in cui nessuno si muove» traduce per lui il preside Osvaldo Songini, al suo fianco per tanti anni.
Inutile dire che un uomo, un sacerdote così, è stato molto amato o avversato. Di sicuro ha segnato una stagione lunga e importante nella vita di una scuola molto blasonata.
Tra gli allievi Achille Ratti, il futuro Pio XI, intellettuali cattolici molto diversi tra loro come Giovanni Testori e Eugenio Corti, nomi che hanno fatto la storia della città e del Paese, tra cui i Falck, i Lazzaroni, i Pirelli. E insegnanti da top ten delle classifiche in libreria come Alessandro D'Avenia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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