Cronaca locale

Don Bressan: «Ora speriamo che ancora più cittadini condividano i loro bisogni»

Una preghiera alla fine del convegno della Caritas dedicato all'accoglienza, dal titolo «Non dimenticate l'ospitalità». L'ha chiesta Luca Bressan, vicario episcopale per la Carità della Diocesi, invitando tutti a pregare per i due clochard morti in poche ore in città.

Monsignor Bressan ha invitato a leggere queste morti anche come un invito ai milanesi perché si attivino e aiutino chi vive queste situazioni di bisogno, che spesso diventano anche di degrado. «Ci addolora molto - il commento di Bressan -. Milano è seriamente impegnata a condividere la situazione di chi è costretto a vivere per strada. Mentre affidiamo al Signore i due morti e tutte queste persone, leggiamo questo doloroso fatto di cronaca come una provocazione affinché un numero sempre maggiore di cittadini si impegni con le istituzioni a condividere questi bisogni estremi».

Il vicario del cardinale Scola ha ricordato come la Caritas Ambrosiana rinnovi il proprio impegno e l'attenzione per i senza tetto attraverso l'azione di un'apposita unità di strada, alla quale si aggiungono altre attività fisse dedicate a questo problema che è un'emergenza continua: il Servizio Sam (Servizio di accoglienza milanese), il Centro Diurno la Piazzetta, il rifugio notturno sotto la stazione Centrale e gli altri centri di accoglienza della Diocesi.

Il tema ha suscitato l'immediato intervento di Pierfrancesco Majorino. «La situazione dei senzatetto a Milano è molto complessa - spiega l'assessore alle Politiche sociali -, per questo stiamo intensificando gli sforzi, non solo per aumentare posti letto, ma anche per rafforzare l'azione degli operatori per strada». Sono infatti gli operatori di strada, le unità mobili, che riescono a entrare in contatto (o almeno ci provano) con i clochard che non desiderano essere assistiti. Si può anzi dire che in molti casi la fase più difficile sia proprio questa: convincere i senzatetto ad accettare un ricovero, che significa regole e ordine in vite che spesso hanno drammaticamente perso ogni bussola. Il gelo renderà più drammatica la situazione.

Esiste chi non ha casa perché l'ha perduta a causa di una disoccupazione imprevista, di una separazione, degli effetti della crisi. E poi, ci sono i profughi: 71 di loro sono stati accolti in 17 appartamenti offerti da privati. Sono alcuni dei dati diffusi al convegno Caritas, in cui la Diocesi ha illustrato la propria rete di assistenza: 2.248 profughi. Di questi 663 sono accolti in 108 appartamenti messi a disposizione da parrocchie, 722 in 24 strutture di ordini religiosi, 226 in 10 centri di accoglienza della Curia. Gli altri (249) sono ospitati in 34 proprietà immobiliari di cooperative collegate alla Caritas o di cui è titolare lo stesso organismo diocesano o (317) in 17 edifici di amministrazioni comunali che hanno affidato a soggetti ecclesiali la gestione dei progetti.

SCot

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