Due cinesi in manette: gestivano case chiuse a Lodi, Piacenza e Varese

Li hanno trovati in via Sarpi, da dove gestivano tutto mentre, per ammazzare il tempo, lui giocava a Mah-jong e lei si prostituiva tra una riscossione, del 40 per cento degli introiti, e l’altra. La polizia di Lodi ha arrestato due cinesi: un quarantenne, W.H., e una quarantacinquenne, F.G. Sono accusati della gestione di tre case d’appuntamenti dove facevano lavorare quasi sempre connazionali clandestine che cambiavano spesso, anche ogni 15 giorni, per cercare di non avere problemi. Tutto in salsa low-cost, in perfetto stile cinese: 30 euro a prestazione. Clienti da mezza Lombardia arrivavano nelle case chiuse (appartamenti in due casi su tre a loro subaffittati) che tenevano in tre diverse province: Lodi in città bassa, Piacenza in centro storico e nella periferia di Varese. Tutti attirati da annunci su quotidiani e periodici locali che lasciavano poco spazio all’immaginazione. Il giro d’affari per gli «imprenditori», che a Chinatown avevano il loro quartier generale, è stato stimato in 45mila euro mensili: solo il 60 per cento, infatti, rimaneva alle «lavoranti», che esercitavano dalle 8.30 alle 23 senza pause tutti i giorni. Festivi inclusi. E che per gli «affezionati» praticavano «sconti fedeltà». Di tutto tra i clienti: dai liberi professionisti agli operai. A decine i frequentatori identificati in settimane di appostamento: per loro, i prossimi, saranno giorni di interrogatori.

Contemporaneamente sono state espulse tre ragazze cinesi mentre a Varese è indagato per favoreggiamento della prostituzione il proprietario dell’appartamento adibito a casa chiusa. La polizia ha anche sequestrato decine di profilattici, cinque agende con i nominativi dei clienti e 2.500 euro ritenuti proventi d’esercizio.

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