Marta Bravi
Tim Cooke contro Anna Netrebko, la «mela» contro la Scala. Questione di gusti? «L'unica cosa che mi fa stare in fila così tanto sono dei cellulari migliori» sostiene Bart Simpson in una puntata della serie animata americana. Questo lo spirito con cui centinaia di ragazzini, ma non solo si sono messi in fila ieri all'alba per riuscire ad accaparrarsi un modello dell'Iphone X lanciato sul mercato italiano alle 8. Urla, ressa, spintoni tra i clienti arrivati alle prime luci del giorno in attesa dell'apertura degli Apple store dall'hinterland e dalla città. Attenzione, il melafonino si può anche acquistare on line, ma i tempi di consegna per l'Italia si aggirano sulle 3-4 settimane. Vorrai mica perdere l'occasione per farti bello con gli amici e sfoggiare, la sera stessa della sua uscita, lo smartphone più cool al mondo? Non fa niente se il prezzo base è di 1.200 euro circa. È una questione di stile.
Qualche chilometro più in là c'è chi passa la notte al freddo per Anna Netrebko, che vestirà i panni della Maddalena di Coigny nell'Andrea Chenier. Molto meno cool, potrebbe direbbe qualcuno. Questione di gusti. Un centinaio di ragazzi si è accampato per terra. Sono anche loro in fila. Aspettano l'appello delle 6 del mattino per accaparrarsi un posto alla «Primina», la Prima della Scala riservata agli under30. Quest'anno il 3 dicembre andrà in scena l'«Andrea Chenier» appunto, di Umberto Giordano diretta da Riccardo Chailly, per la regia di Mario Martone. Uno spettacolo, questo, capace di tenere incollati agli schermi di tutto il mondo milioni di persone.
E dire che con un solo telefono a riconoscimento facciale e ricaricabile in wireless si possono, anzi si potevano perché tutti i 1500 seggioline di velluto rosso sono andati a ruba in poche ore, acquistare 60 biglietti per la Primina. Ragazzi e ragazze, dunque tra i 18 e i 29 anni si sono organizzati e disposti in un'ordinata fila, avvolti in coperte e sacco a pelo in mano thermos di caffè fumanti e biscotti per aspettare l'apertura della biglietteria delle 9. E non sono gli studenti del Conservatorio o gli allievi delle scuole di bel canto, ci sono ragazzi di tutte le età, di Milano e dell'hinterland, italiani e stranieri, con la passione per qualcosa di immateriale ed etereo quanto le vibrazioni delle corde vocali.
Abbiamo visto in città file scomposte di teenager per un autografo e un selfie con Benji e Fede o per la colonna sonora delle star Disney Channel Alex &C., per qualche vip o modella di passaggio. Eppure i 1.500 biglietti per l'opera di Giordano sono andati a ruba in una manciata di ore. A cui vanno aggiunti i palchi riservati agli abbonati: si perché tra i giovani c'è anche chi invece di avere l'abbonamento allo stadio ha quello per le poltrone rosse e gli stucchi dorati.
«Finché c'è cultura, e sete di cultura, c'è speranza» scrive Federico Mello, autore del radioprogramma «Un giorno da pecora». Ma ci sarebbero da dire anche due cose sui milanesi, che sembrano provare un'insaziabile arsura per la cultura, soprattutto quella diffusa, gratuita e accessibile.
Lo dimostrano le folle ai concerti di Piano City, gli eventi di Book City, i concerti di piazza e le letture pubbliche, che si mettono in fila per le mostre e per curiosare ogni volta che viene aperto uno spazio culturale. Questione di gusti, appunto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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