Perché è così difficile entrare in Duomo per pregare, confessarsi e andare a Messa? Capita di porsi questa domanda mentre si affrontano più o meno impegnative code tra i turisti in fila per visitare la cattedrale. Monumento insigne, ma prima di tutto luogo di preghiera, come ricorda la voce che a mezzogiorno guida all'Angelus. Un omaggio alla Madonnina. Eppure, al di là delle lodevoli intenzioni di chi cerca di ritagliare uno spazio di silenzio e di preghiera comune, a volte sembra di essere in un museo invece che nella chiesa più importante di Milano. Un museo molto rumoroso. Schiamazzi, gente che urla per mettersi in posa. O sposta i lumini e si abbarbica alle statue per uno scatto più ravvicinato nell'angolo del cuore.
A pochi passi da chi è in attesa di entrare nei confessionali per il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione o per un colloquio spirituale con un sacerdote. E chi va Messa nei giorni feriali, cioè un bel numero di persone tutti i giorni (ne approfitto per lamentarmi che sia anche stata soppressa una celebrazione...) quasi si deve nascondere nella bella cappella dietro l'altare.
«Per andare a Messa bisogna fare la fila?» è la domanda che ho rivolto pochi giorni fa ai guardiani della cattedrale, che pazienti e gentili controllano chi entra, sorvegliano borse e buste, proteggono la sicurezza di chi varca i portali. La risposta è stata la più assurda: sì. Ammetto di non essermi sorpresa: è l'ultima di una lunga serie di volte in cui ho potuto sperimentare i piccoli ostacoli sul cammino di chi desidera andare a Messa, a confessarsi o a pregare in Duomo.
Per carità, nulla di tragico. L'attesa di solito non è lunghissima. Ma lo è abbastanza per porsi domande come questa: è giusto scoraggiare chi vuole frequentare la cattedrale come luogo di preghiera e di sacramenti? Chi vuole accendere una candela alla Madonna o al Crocifisso di San Carlo, fare una visita sulla tomba del cardinal Martini, sollevare lo sguardo al Sacro Chiodo, trascorrere qualche minuto davanti al Tabernacolo... È pensabile costringere i fedeli a sobbarcarsi le code tra i turisti per pregare? Con tutto l'affetto per i turisti, inclusa la minoranza rumorosa che disturba, francamente mi sembra di no.
Forse la Veneranda Fabbrica del Duomo, sempre attentissima e piena di apprezzabili idee quando si tratta di valorizzare la bellezza e l'attrattività del Duomo, le sue potenzialità musicali, artistiche e turistiche, potrebbe cercare soluzioni anche per chi vuole vivere la cattedrale per pregare, confessarsi e partecipare alla liturgia. Gianni Baratta, responsabile comunicazione della Veneranda Fabbrica, promette che il problema sarà affrontato, anche in vista di Expo: «Non possiamo derogare alla sicurezza. Per distinguere tra fedeli e turisti dovremmo raddoppiare la sicurezza e il personale ed è anche una questione di costi. In ogni caso, anche in vista di Expo, studieremo meglio il problema. Dovremo trovare soluzioni per tutta l'area del Duomo, anche per le Terrazze» spiega Paolo Baratta, della Veneranda Fabbrica. E ammette: «Già con il Salone del Mobile sono state giornate molto difficili».
Persino entrare dalla porta laterale (ammesso che la si conosca) è un'impresa.
Duomo, in coda anche per pregare
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