E il caso Benelli finisce a tarallucci e vino

E il caso Benelli finisce a tarallucci e vino

Come da copione. È finita a tarallucci e vino la vicenda delle dimissioni messe sul tavolo dall'assessore alla Casa e subito restituite alla titolare dal sindaco Giuliano Pisapia. Dopo giorni di polemiche (soprattutto da parte del suo partito, Sel) per il ricorso firmato con altri 53 ex consiglieri regionali contro il taglio del vitalizio, Daniela Benelli venerdì sera durante un lungo colloquio con il sindaco aveva annunciato il ritiro del ricorso, ma anche la consegna delle deleghe. Un gesto concreto, insomma, per manifestare il non attaccamento alla poltrona. Ma come era ampiamente previsto, Pisapia ieri ha confermato che non ci saranno scossoni in giunta e ha difeso l'assessore: «La giunta - ha premesso - ha fatto della sobrietà un tratto fondamentale della propria attività e le polemiche per il ricorso, seppur legittimo, hanno creato equivoci. La rinuncia allo stesso conferma che la Benelli non voleva difendere un privilegio e, compreso che così era stato interpretato con il rischio di danneggiare l'immagine dell'amministrazione, vi ha rinunciato. Ho apprezzato la sua decisione, maturata dopo un colloquio con lei e ho deciso di restituirle tutte le sue deleghe, anche perché su due temi fondamentali per la vita della città, come le politiche abitative e lo sviluppo della nascente Città metropolitana, l'assessore sta svolgendo un buon lavoro che ritengo importante proseguire». Un alt dunque anche al Pd che stava pensando di cavalcare lo strappo per mettere le mani sulla pesante delega alla Casa. Ma il momento è delicato: solo dall'1 dicembre il Comune ha affidato a Mm il patrimonio di 29mila alloggi prima gestiti da Aler, il sindaco non intende affrontare un cambio della guardia nell'assessorato.

Pisapia ha fatto pace con l'assessore ma la vicenda, come racconta chi lo conosce bene, lo ha irritato moltissimo. La giunta, come ha ripetuto bene, predica la sobrietà e lui stessa ha rinunciato, oltre che al maxi-reddito della vita precedente da avvocato, ad una parte dello stipendio da sindaco. Il tentativo della Benelli di difendere il privilegio acquisito da ex assessore regionale è stato contestato duramente sui giornali di sinistra. «Mi ha colpito - ha criticato ieri il sindaco - che per due giorni si è parlato di quanto stava succedendo con l'assessore Benelli, che non ha fatto nulla di illecito, e nessuno ha detto nulla del fatto che un consigliere comunale di destra è stato condannato in primo grado per turbativa d'asta. Io vedo una forte discrasia». Il riferimento è al capogruppo di FdI Marco Osnato, condannato a 6 mesi per irregolarita nella gestione di vecchi appalti Aler.

Di un'altra questione si è parlato molto in queste settimane: la non ricandidatura e l'ipotesi che Pisapia si metta a capo di una federazione di sinistra, in contrapposizione al Pd. Ipotesi (solo la seconda) che, ad un convegno Democratico ieri, ha in qualche modo smentito: «Bisogna rifare a Milano un momento unitario, di confronto sereno, senza essere bollati come persone attaccate alle poltrone». Tradotto: ancora Sel e Pd insieme, almeno a livello locale.

Una «sinistra diversa che ha dimostrato di essere capace di assumersi la responsabilità di governo. Io credo nei ponti. Bisogna smetterla di dividerci, sono stufo di sentirmi chiedere se sono di Sel o di questo o di altro. Io mi sento parte integrante di un centro sinistra che interpreta un riformismo nuovo».

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