Cronaca locale

E padre Kolbe finì dietro le sbarre

«Solo l'amore crea...». Calò così il sipario sulla vita di padre Massimiliano Kolbe, che pronunciò queste tre parole porgendo il braccio all'ufficiale medico nazista in procinto di fargli l'inziezione finale. «Lei non ha capito nulla della vita... L'odio non serve a niente». Poi quelle tre parole che non hanno mai smesso di risuonare. Negli anni. Nei decenni. Le fece sue papa Paolo VI che promosse la causa di santità di padre Kolbe nel 1971. Undici anni dopo, le ripetè Giovanni Paolo II nel canonizzare quell'uomo, polacco come lui, che si offrì di morire in cambio di un altro detenuto in quel mattatoio infernale che sfornava cadaveri. Auschwitz, 1941.
Di padre Massimiliano Kolbe è molto ciò che si sa. Come per tutti quei santi che, oltre all'aureola, hanno conquistato anche il mito. Ma non è mai fuori luogo ricordarne il sacrificio. E raccontare la vita di un uomo buono che offrì sé stesso perché un altro uomo come lui potesse vivere. E lodevole è lo spirito e lo sforzo della compagnia teatrale Macrò Maudit, diretta da Alessandro Castellucci, integrata nell'occasione da due sacerdoti, don Paolo Alliata e don Matteo Panzeri, protagonisti dello spettacolo dedicato al sacerdote polacco, stasera in scena al teatro del carcere di Bollate.
Kolbe, una vita per la vita è il titolo dello spettacolo, triste quanto suggestivo e toccante, che la compagnia ha rappresentato con successo in due delle più note chiese cittadine - San Marco e Sant'Eustorgio - riscuotendo un sincero e caloroso apprezzamento di chi vi ha assistito. La scommessa di portare questo recital nei luoghi più singolari della quotidianità tocca ora una tappa davvero fuori dall'ordinario. Per due sere - stasera e domani con inizio alle 21 - Kolbe, una vita per la vita sarà di scena al carcere di Bollate in via Cristina Belgioioso 120 dove, per l'occasione, chiunque potrà entrare, previa prenotazione obbligatoria attraverso un formulario da compilare sul sito http://cooperativaestia.org/schede/prenotazione-spettacolo. L'ingresso è aperto dalle 20 alle 20.40 e il biglietto costa dieci euro. Si sconsiglia l'uso di borse e telefonini perché portarli all'interno della casa circondariale potrebbe non essere consentito.
Lo spettacolo è basato su uno scritto di Italo Alighiero Chiusano e ripercorre la vita di Massimiliano Kolbe raccontata attraverso la voce di un inquisitore (Alessandro Castellucci che è anche il regista) davanti al quale sfilano vari personaggi: la madre (Silvia D'Andria), frate Zeno (Antonio Margiotta), Borgowiec (Stefano Orlandi), un uomo (Renato Bertapelle), una donna (Anna Begni), lo Scharfüher (Michele Laudiano), il comandante del lager (Paolo Tarozzi), oltre - come detto - allo stesso Kolbe (don Paolo Alliata) e all'uomo salvato da Kolbe (don Matteo Panzeri). Lo spettacolo si avvale di un gruppo di recitanti - Elena Anghileri, Maddalena Arpa, Elena Barbieri, Beppe Bellanca, Flaminia D'Andria, Isabella Dattrino, Lory Della Porta, Luciana Galli, Renata Lamonica, Chiara Notari, Paolo Notari, Vielga Romagnesi, Enrico Sangiovanni, Paola Vandoni - ai quali si aggiungono anche alcuni figuranti reclutati fra i detenuti del carcere modello di Bollate. Anche questo costituisce una specificità in più, sono pochi gli spettacoli che vanno dietro le sbarre. Meno ancora quelli che coinvolgono direttamente i carcerati.

Da non perdere.

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