Niente corona di fiori il 2 novembre, giorno di tutti i defunti, sulle tombe dei morti della Repubblica sociale italiana. Erano fascisti e non lo meritano, ha chiuso ieri la tre giorni di dibattito su giornali e tivù il sindaco Beppe Sala pagando il suo debito a quella sinistra più ottusa e ideologica che tanta parte ha avuto nella sua elezione. Un debito politico di fronte al quale non c'è nulla da obiettare se non ricordarlo quando si tornerà a votare, per il resto è affar della sua coscienza e di nessun altro. L'unico augurio è che adesso la piantino di tirare i morti per la divisa e pensino ai tombini ché ogni volta che piove Milano s'allaga. Ma il paradosso è che questa volta il dibattito se l'è fatto la sinistra tutta da sola. Favorevole l'assessore Rozza del Pd, contrario l'assessore Majorino del Pd, arbitro il sindaco Sala voluto dal Pd. Se la son suonata e se la son cantata, mentre dopo anni di veleno viene il dubbio che se si potessero rialzare, sarebbero gli stessi caduti a chiedere di tenersela quella corona. Di lasciarli riposare in pace che di molestie in vita ne hanno già subite fin troppe. Perché sotto quei cumuli di terra amorevolmente curati ci sono donne stuprate, eroi di guerra come Carlo Borsani massacrato e trascinato su un carretto delle immondizie, attori come Luisa Ferida e Osvaldo Valenti trucidati. Che volete che gliene importi di una corona messa lì controvoglia ad Alessandro Pavolini e a diciassettenni che scapparono di casa per andare ad arruolarsi scegliendo la parte perdente e pronti a versare il loro sangue da vinti. Quella nobiltà della sconfitta insegnata da genitori e insegnanti che spiegavano loro che non si manca alla parola data e che l'alleato in guerra non si abbandona nel momento della difficoltà.
Piuttosto al sindaco andrebbe chiesto adesso che si fa? Mettiamo che qualcuno voglia dire una preghiera o posare un fiore su quelle tombe, quale
potrebbe essere la data giusta (magari non il 30 febbraio) o le modalità più opportune? Bisogna farlo da soli o si può andare anche in tre? Perché oggi, in tempi di legge Fiano, anche recitare un rosario può diventare reato.
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