Cronaca locale

E il sindaco «ambientalista» ci riprova con l'autosilo

Nuovo ricorso per fare il parcheggio privato in via Borgogna, dopo la sentenza negativa del Tar

Mimmo Di Marzio

Sembra incredibile, eppure il progetto sull'autosilo di San Babila è un tormentone che sembra non avere fine. A quasi un anno dalla sentenza con cui i giudici del Tar avevano azzerato il piano di Expo Borgogna Parking annullando la delibera del Comune per «mancato coinvolgimento delle parti» e «rischi per la stabilità dei palazzi», è piovuto l'ennesimo ricorso al Consiglio di Stato. Paradossale, dopo una decisione che appariva la pietra tombale su un progetto anacronistico di quasi vent'anni - un parcheggio sotterraneo di quattro piani a due passi dal Duomo in piena Area C - e che accoglieva le legittime proteste di cittadini e residenti. Ma l'aspetto più paradossale è che stavolta il ricorso non reca la firma dell'impresa del gruppo Salini, ma soltanto del... Comune di Milano. I residenti non nascondono lo stupore: «Pazzesco, a impugnare la sentenza è questo stesso sindaco Sala che in pubblico veste i panni ambientalisti con campagne sulla mobilità sostenibile e sotto sotto fa di tutto perché si approvi una speculazione edilizia che metterebbe definitivamente in ginocchio un'area già da anni devastata dai cantieri». Oltre all'inutilità di quel progetto (con l'Area C oggi il centro storico pullula di autosilos semivuoti) esiste anche una questione sicurezza sottolineata dalla sentenza del Tar nel punto in cui parla dell'«omesso esame da parte dell'Amministrazione di rischi per la statica delle fondazioni per gli edifici limitrofi»; un punto cruciale messo in luce da una perizia del Politecnico di Milano. Nel ricorso al Consiglio di Stato (che nel 2017 si era già espresso negativamente sul cantiere), il Comune anziché preoccuparsi dell'interesse dei cittadini contesta la sentenza e considera ingiuste le eccezioni: «Non sussiste alcuna legittimazione a sindacare gli atti di approvazione del parcheggio, al di fuori delle presunte interferenze di natura statica». E, a pagina 13 del corposo ricorso, si legge addirittura che «la presenza di un parcheggio pubblico interrato, adiacente all'edificio, costituisce, a tutti gli effetti, un vantaggio per le attività commerciali e professionali che si svolgono al suo interno, nonché per i suoi residenti». Una bugia colossale, questa, visto che i maggiori osteggiatori di quel progetto sono sempre stati proprio i residenti e i commercianti, già esasperati dai disagi per il cantiere M4. La domanda, quella sì legittima è: ma perché Sala, paladino dell'ambientalismo, mentre sbandiera la sua attiva partecipazione ai network delle città più ecologiste, sostiene a spada tratta un progetto che va contro ogni interesse pubblico e ogni logica di mobilità sostenibile? «La risposta è semplice - sottolinea il comitato dei residenti - a far voltare gabbana al sindaco sono le penali che il Comune dovrebbe pagare come risarcimento ai costruttori che vent'anni fa avevano ottenuto il via libera a costruire. Poco importano le sentenze e poco importa al sindaco che una perizia del Politecnico abbia evidenziato rischi per la staticità degli edifici di via Borgogna; quegli stessi edifici su cui si erano già aperte crepe per i lavori della metropolitana». E invece, nel ricorso, il Comune minimizza, anzi addirittura afferma che «l'opera in questione è un'opera interrata, salva la presenza delle rampe su strada, inidonea di per sé ad arrecare alcun pregiudizio e non è impattante sul contesto edilizio».

La realtà è che, di fronte ai soldi, svaniscono le campagne e perfino l'evidenza dei fatti.

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