E sono già dieci i licei occupati

Ieri protesta anche al Volta: "Mai più studenti morti"

E sono già dieci i licei occupati

Dilaga la protesta degli studenti negli istituti superiori della città. Che in queste due settimane raggiunge quota dieci: dopo i licei classici Manzoni, Carducci, Beccaria e Parini, gli scientifici Bottoni e Severi, due giorni fa è toccato al Cremona-Zappa, che ospita un liceo economico sociale e un istituto tecnico economico e al liceo artistico Boccioni. Ieri gli studenti di un altro scientifico, il liceo Volta, hanno lanciato la loro mobilitazione. Un gruppo di circa 200 ragazzi ieri mattina, prima dell'orario di ingresso, ha preso possesso dell'edificio di via Benedetto Marcello in zona Centrale aprendo un'assemblea plenaria. «Gli studenti del liceo Volta esprimono mediante un gesto politico forte la volontà di inserirsi in un panorama nazionale di riflessione e attivismo legato alla necessità impellente di ripensare l'istruzione italiana- si legge nel comunicato-. Gli studenti rivendicano la necessità di modificare il modo di valutare: sintomo troppo spesso di una cultura oppressiva che dà troppo peso alla prestazione. E un ripensamento del modo di fare lezione. Il liceo Volta occupato si schiera contro l'idea di scuola-azienda e l'attuale gestione del PCTO. Dopo le recenti morti di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, è ritenuto indispensabile ripensare all'utilità e alla gestione dei percorsi di alternanza». A essere contestata è anche «la tematica dell'edilizia scolastica, in una scuola come il Volta che cade a pezzi».

«La scuola sarà gestita da noi per questa settimana», scrivono gli studenti dell'istituto Cremona-Zappa, denunciando un «modello di scuola che promuove la competizione tra di noi, coerentemente all'individualismo imperante di questa società. Dopo la morte di due nostri coetanei in alternanza scuola-lavoro (di cui chiediamo lo stop immediato) non possiamo più rimanere indifferenti davanti a un modello di scuola inaccettabile, non possiamo più stare in silenzio davanti a una società che ci abitua fin da giovani a un mondo del lavoro precario». Per una settimana, promettono, si terranno lezioni «su temi a cui non viene dato spazio: incisività, attualità, ambiente, politica, sessualità, affettività. Dimostriamo di poter gestire meglio la scuola di governi e ministri che in questi anni l'hanno distrutta». Anche gli studenti del Boccioni spiegano di voler riprendersi il loro liceo «perché questa non è la scuola dei burocrati, non è la scuola dei padroni o delle istituzioni, questa è la scuola delle studentesse e degli studenti che, di essere sempre l'ultima ruota del carro, si sono stancati.

Noi studenti e studentesse del Boccioni oggi abbiamo l'intenzione di aprire un nuovo capitolo per questa scuola, perché questa occupazione non sia solo fine a se stessa, ma sia l'inizio di una scuola nuova». Anche per gli studenti del liceo in zona Fiera, il riferimento ai due ragazzi morti in alternanza scuola lavoro: È questa la scuola che vogliamo? Che ci manda a morire per il profitto?».

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