Ecco il bar senza slot machine «Qui non roviniamo famiglie»

Ecco il bar senza slot machine «Qui non roviniamo famiglie»

Il più accanito era un uomo di nazionalità cinese. Si presentava al bar tutti i giorni alle 6.30 del mattino. «La saracinesca era ancora abbassata, ma lo trovavo già lì, pronto a continuare la giocata rimasta in sospeso dalla sera prima», ricorda Giuseppe Stallone, titolare del caffè e ristorante «Persefone», al civico 49 di viale Jenner. A fargli decidere di togliere le slot machine dal suo locale, però, è stata un'altra storia. Un ragazzo di 24 anni, italiano. Per lungo tempo disoccupato, «veniva di tanto in tanto, qualche volta gli offrivo un caffè, gli regalavo un panino. Un giorno è arrivato tutto contento: “Ho trovato lavoro“, mi ha detto. Solo che poi il primo mese di stipendio lo ha bruciato alle macchinette». Allora Giuseppe ha deciso. «Mi sentivo troppo in colpa, preferisco clienti “a posto con la testa“, perché la verità è che per arrivare a quei livelli vuol dire che non stai bene, e dietro ci sono famiglie rovinate per colpa di questo vizio». Il «Persefone» è il primo caffè di Milano a ricevere l'attestato «Bar senza slot»: un riconoscimento simbolico lanciato dal comitato Jenner-Farini per sollevare una campagna di sensibilizzazione sul problema. «Non solo in questa zona - spiega il portavoce Luca Tafuni - ma in tutta la città, perché le slot ci sono anche nei bar vicino a Palazzo di giustizia».
Eppure nel quartiere Jenner, uno dei più multietnici della città, in quel tratto di circonvallazione esterna dove convivono villette abbandonate con capannoni di ricambi auto, market di prodotti alimentari dall'Asia e dall'Africa con ristoranti giapponesi, di posti dove attaccarsi a giocare per ore ce ne sono tanti. «Anche se non le avessimo noi, qui accanto c'è il bingo», fa notare Fabio Zambrella, 24 anni, titolare di un bar tabacchi insieme al cognato Cristiano Ferrari. Qui le slot sono due: «C'erano già quando abbiamo rilevato il locale, le abbiamo tenute».
Fabio ammette che quei circa 1000 euro mensili in più fanno comodo, ma si dichiara disposto a rinunciarvi se, in cambio, il Comune concedesse sgravi fiscali. Come succede nel comune bresciano di Villanuova sul Clisi, dove il sindaco ha ridotto alcune imposte municipali a quei bar che le hanno tolte. Un'iniziativa simile a quella del comitato Jenner c'è anche a Pavia: l'amministrazione comunale rilascia una «carta etica» ai locali senza slot machine e all'interno di questi distribuisce brochure informative sulla ludopatia. «L'informazione è di certo importante - riflette Fabio -: molti clienti non sanno, anche se c'è scritto, che la vincita massima è di 100 euro. E quando non incassano magari s'innervosiscono, vengono a reclamare da noi, senza capire che non controlliamo le giocate in alcun modo».
A Milano il Comune aveva tentato una stretta imponendo la chiusura delle sale giochi all'una di notte. Ma qualche giorno fa il Tar, accogliendo il ricorso di una di queste, ha sospeso l'esecuzione dell'ordinanza.

Stallone propone una strategia diversa: «Una mappa dei bar virtuosi sul sito del Comune. Con la possibilità per chi si registra online di avere, ad esempio, caffè e croissant a prezzi scontati. In cambio l'amministrazione potrebbe ridurre i costi per l'occupazione di suolo ai gestori che aderiscono».

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