«Ecco perché l'azzardo non è un gioco»

Più il gioco è di massa, più fa cassa e dove i soldi parlano tutto il resto tace. Cosa ne sarà del nuovo decreto governativo contro il gioco d'azzardo? Giornata internazionale contro la droghe, ieri, 26 giugno. La comunità Exodus con don Antonio Mazzi e il suo storico braccio destro, Franco Taverna, ha presentato all'istituto «Ettore Molinari» i risultati di un anno di studio del progetto «Azzardo. Non chiamiamolo gioco», una pubblicazione che affronta il tema sotto diversi aspetti.

«Il vero gioco porta amicizia, quello fasullo disperazione. In questa battaglia hanno un ruolo primario gli educatori, che non sono solo coloro che insegnano un metodo ma devono essere testimoni» ha esordito don Antonio Mazzi. La campagna «Azzardo. Non chiamiamolo gioco» è stata promossa insieme a casa del Giovane di Pavia, Movimento No slot, Magazine Vita, Unilab e Anci, presente con Pierfranco Maffè, presidente del dipartimento istruzione Anci Lombardia. Trentasei vignettisti hanno dato anima con le loro tavole graffianti alla prima mostra itinerante contro il gioco, visitata da oltre 25 mila persone.

«La ricerca esce mentre il Governo discute se approvare il decreto che riduce il potere in materia degli enti locali e annulla gli sforzi fatti fino a ora. L'attuazione del decreto sarebbe molto negativa per noi» ha detto l'assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi. Ieri è stata una giornata fondamentale per la battaglia contro le macchinette e tutti gli altri aggeggi che iniettano in una persona il gusto dell'azzardo, piacere che appesta gli adolescenti, senza che la famiglia possa rendersene conto, a causa della sua diffusione sui mezzi tecnologici, «basti pensare che attualmente le app che invitano a giocare sono 20 mila - ha dichiarato Simone Feder, anima del movimento No Slot -. Il 36% dei minori si «diverte» con gratta e vinci, il 16% scommette e il 6% passa ore alle slot. Il 17% riferisce di avere parenti che giocano abitualmente. Rispetto alla pubblicità i giovani ammettono, nel 34% dei casi, che è stato questo il canale che gli ha fatto conoscere l'azzardo».

Gioco e malavita sono connessi. «Il mercato legato a questa debolezza umana non ha mai conosciuto crisi. E' la prima macchina di denaro nel mondo» ha spiegato l'economista Marcello Esposito. «La Lottomatica fattura ogni anno 84 miliardi di euro ed è la seconda azienda nel mondo dopo un'azienda cinese» fa notare Taverna. Oggi lo stile di vita di un adolescente e di un anziano, le due categorie più a rischio, è difficilmente controllabile.

Sui telefonini si inizia a scommettere fin dai 13 e 14 anni per vincere un pacchetto di figurine.

Milano e la Lombardia sono territori che hanno fatto molto contro la malabitudine, ma ogni mossa per contrastarne il virus è indispensabile. Il centro di maggior pericolo è il bar, per questo ha raggiunto ottimi risultati l'iniziativa di porre qualsiasi locale in cui si potesse giocare distante da luoghi sensibili come scuole e oratori.

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