Ecco tutte le case sequestrate alla mafia

Ecco tutte le case sequestrate alla mafia

C’è voluto del tempo, i primi sequestri risalgono addirittura agli anni Novanta, ma alla fine i vari capi bastone sono stati condannati con sentenza passata in giudicato e i loro beni definitivamente sequestrati e diventati bene pubblico. In mezzo un po’ di tutto: decine di box auto, appartamenti di varia metratura, negozi, ville, persino un autosalone. Complessivamente 85 proprietà che con provvedimento del prefetto Gian Valerio Lombardi, nel giugno del 2008, sono passate al patrimonio del Comune che a sua volta li ha affidati ad associazioni e cooperative di servizio pubblico. E l’altro giorno Palazzo Marino ha stilato l’elenco completo, dove a fianco di ogni immobile, risulta la Onlus che la sta utilizzando, a che scopo e fino a quando dura la concessione.
Certo a scorrere i nomi dei boss a cui sono stati confiscati, sembra di riavvolgere il film della Milano nera degli anni ’80 e ’90, quando scomparse le grandi bande locali, la città divenne terreno di conquista per i clan saliti dal Sud. Come 1998 Alfredo Sparacino, siciliano di 64 anni, ufficialmente imbianchino, che aveva avviato un proficua attività di esportazioni di auto di lusso. Peccato fossero tutte rubate. Quando venne fermato nel 1998 dai carabinieri, il suo patrimonio consisteva in una sfavillante Ferrari Testa Rossa e quattro appartamenti (quattro miliardi il valore all’epoca) e quaranta box, in via Carlo Torre ora occupati da cooperative sociali. L’anno dopo tocco al clan Mollica-Talia, originari di Africo e collegato alla ’ndrina di Giuseppe Morabito, attivo nel traffico internazionale di droga. Ai due calabresi vennero sequestrati case e garage in via Somma Campagna, Mosè Bianchi, Cambiasi, Napo Torriani e via del Mare per un milione e 300mila euro. Nel gruppo non poteva mancare un altro grosso trafficante, Pepè Onorato, condannato in appello l’anno scorso a 25 anni, che ha dovuto dire addio alla sua bella villa da oltre mezzo milione in via Mario Bianco.
Molto consistente anche il patrimonio confiscato ad alcuni trafficanti di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Domenico «Mimmo» Branca, 54 anni, ha perso un box e un autosalone in via Varesine e un appartamento in via Monteceneri, Domenico Bruno, anche lui 54 anni, magazzini e box in via Dolomiti e via Asiago. Al corleonese Antonino Zacco, 64 anni, altro narcotrafficante, sono stati portate via ville e box in via Del Mare per un valore vicino ai 2 milioni. Antonino Pristeri, nato a Reggio Calabria nel 1945, dalle bische di Turatello ed Epaminonda negli anni Settanta, era passato al traffico di droga. E per questo perde un bar in via Jean Jaures.
Fa ormai definitivamente parte del demanio comunale anche il patrimonio dell’usurario Aldo Tempera, 71 anni ufficialmente barista, che a furia di prestare soldi al 65 per cento annuo, ha messo in piedi un piccolo impero immobiliare di 74 case a Milano (in via Arquà, Padova, Imbriani, Vallazze) e nel resto d' Italia del valore di 15 milioni di euro.
I beni sono ora in uso a cooperative e fondazioni come Casa della Carità, San Vincenzo De Paoli, Don Gnocchi, Libera, San Francesco dei poveri, Exsodus. Moltissimi sono casa famiglia dove ospitare persone con particolari disagi, ex detenuti, tossicodipendenti, ma anche anziani e ragazze madri.

Tutto catalogato e messo sul sito del Comune «Abbiamo deciso di pubblicare l’elenco degli immobili confiscati per un principio di trasparenza sui beni assegnati e sulle attività delle associazioni che li occupano» ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.

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