Cronaca locale

Effetto lockdown, l'allarme: disturbi alimentari +20%

Il San Paolo lancia l'sos: "Con le chiusure 190 nuovi accessi, coinvolti i preadolescenti dagli 11 anni"

Effetto lockdown, l'allarme: disturbi alimentari +20%

È allarme per i disturbi alimentari, che hanno visto un'esplosione di casi e un abbassamento dell'età dei pazienti, con il lockdown. Nella X Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema, l'Ambulatorio dei Disturbi Alimentari dell'Ospedale San Paolo lancia l'allarme. Il centro di via di Rudinì, ha visto nel 2020 un incremento del 19 per cento dei casi seguiti rispetto all'anno precedente e un abbassamento dell'età media delle persone che hanno chiesto aiuto. Sono, infatti, 190 i nuovi accessi registrati all'ambulatorio, che offre due diversi percorsi: uno dedicato all'età prepubere e uno per gli over 16 fino ai 22 anni (per prenotazioni: 02/8184.4732 mail: ambulatorio.dca.hsp@asst-santipaolocarlo.it).

Secondo i dati resi noti dal Centro Nazionale per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie su tutto il territorio nazionale la malattia ha avuto un impatto del 30 per cento in più rispetto al 2018: nei primi 6 mesi del 2019 in Italia si sono registrati 163.547 nuovi casi a fronte dei 230.458 dello stesso periodo del 2020. Attenzione: non sono solo aumentati i casi di esordio della malattia, ma si sono aggravati i casi preesistenti e si è abbassata la fascia di età che arriva a colpire addirittura i bambini dagli 11 anni in su. «In questo ultimo anno racconta Sara Bertelli, responsabile del Servizio dei Disturbi Alimentari del San Paolo - si è manifestato un maggiore disagio da parte degli adolescenti, in particolare tra le ragazzine, dal momento che si tratta di una patologia di genere». L'adolescenza in particolare, ha visto un acuirsi della malattia per via delle continue restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria: «La sospensione delle attività sociali e scolastiche, la mancanza di amici, una situazione complessivamente angosciante, in molti casi acuita dalle tensioni famigliari e dalle privazioni - spiega Bertelli - aggravano il rischio di ricaduta nei meccanismi del disturbo alimentare, peggiorando la patologia quando presente». Venendo meno all'improvviso «tutti quei fattori identitari, come lo sport, la scuola, la vita sociale in generale, si sono amplificate esponenzialmente le fragilità dei ragazzi. Per altri versi, il fatto che i genitori spesso siano in smart working ha permesso di individuare il disagio nei figli alle prime battute, permettendo di intervenire prima».

I primi campanelli di allarme? I disturbi dell'umore, irritabilità, disturbi del sonno, «sintomi più difficili da individuare perchè spesso accompagnano l'età adolescenziale» per arrivare a ansia, depressione, atteggiamenti autolesivi, disturbi che possono anche degenerare: «Bisogna ricordare che i disturbi alimentari rappresentano la seconda causa di morte tra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali. In un momento sanitario e sociale così complesso prosegue Bertelli è importante evidenziare che i disturbi dell'alimentazione non sono un capriccio o un vizio dei nostri ragazzi, ma una patologia che può essere riconosciuta e affrontata». Una sfida complessa per l'intera famiglia: a volte i genitori tendono a normalizzare il fenomeno, facendolo passare per atteggiamenti legati all'età, oppure spaventandosi molto, tendono a medicalizzare portando il figlio dal pediatra o dal nutrizionista.

Non solo, questi disturbi, in particolare l'aumento di peso, sono avvolti anche dallo stigma sociale: con i genitori che si vergognano delle figlie, che iniziano a prendere peso e vengono anche bullizzate dai coetanei.

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