Emergenza autismo I casi in Lombardia sono più di 100mila

Le liste d'attesa nei centri specializzati sono spesso causa di diagnosi tardive E mancano piani di inserimento sociale

Maria SorbiI malati di autismo in Lombardia sono più di 100mila e per la maggior parte di loro la diagnosi è arrivata tardi, troppo tardi. Per poter realmente aiutare un bambino a uscire dal suo mondo di silenzio bisognerebbe cominciare la terapia comportamentale entro il 18esimo mese di vita. In realtà le liste d'attesa sono talmente fitte (e i sintomi talmente difficili da individuare) che la diagnosi slitta e viene spesso formulata dopo i tre anni di età. Al San Paolo, uno degli ospedali milanesi più all'avanguardia nel settore, le liste per una visita «sono spaventose».La denuncia arriva dall'associazione dei genitori Angsa Lombardia, che approfitta della giornata mondiale dell'autismo per focalizzare l'attenzione su ciò che ancora non va. Un primo passo è appena stato fatto: per cercare di tamponare il problema delle liste, la Regione Lombardia ha appena stanziato 4 milioni di euro nel tentativo di ridurre i tempi delle visite dei minori tra cui, appunto, quelli con sospetto autismo. In questo modo figli e genitori potranno cominciare prima il percorso per imparare a comunicare tra loro e perché il muro eretto dal bambino non diventi invalicabile. Ma non è sufficiente, sostengono i genitori.«È assolutamente necessario potenziare l'azione di recupero dei bambini autistici nella prima infanzia - sostiene la presidente di Angsa Anna Bovi Curtarelli - È nei primi mesi che si ottengono i risultati più significativi. In questo modo il loro percorso sociale diventerà più semplice, compreso l'inserimento nelle scuole. Inoltre è da trent'anni che chiediamo di risolvere il problema dei maggiorenni: al momento, quando un ragazzo autistico compie 18 anni non è più in carico al sistema e viene abbandonato a se stesso. Bisogna invece studiare dei piani per il suo inserimento sociale». Resta da risolvere anche il problema della preparazione degli operatori, dagli infermieri agli insegnanti, che spesso non sanno gestire il rapporto con un soggetto autistico e tanto meno sanno valorizzare le sue doti. Oggi l'associazione presenterà la sua proposta, durante un convegno al Pirellone. Obbiettivo è favorire la diagnosi precoce, l'inserimento nella scuola, percorsi di inclusione sociale, attività di tempo libero e sport. E anche un avviamento al lavoro e alla vita indipendente. Verrà proposto il modello di un intervento intensivo applicato su un gruppo di bambini. Obbiettivo: estenderlo a tutta la Lombardia, sicuri che solo così si possa abbattere la barriera dell'autismo. In qualche modo si vuole affiancare il progetto che il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin sta promuovendo per garantire un'assistenza lunga tutta la vita a chi è colpito da autismo. Se un autistico viene privato dei trattamenti adeguati va incontro ad una vita adulta problematica, con pesanti ripercussioni a livello di spesa pubblica e privata. Da una recente indagine Censis emerge che la quasi totalità delle persone con autismo vive in casa on la propria famiglia (96%). La pressoché totalità dei casi (72,5%) ha meno di 14 anni e frequenta la scuola. Del restante 27,5% solo il 13,2%, principalmente costituito da adulti, frequenta un centro diurno. Oggi saranno parecchi i soggetti in campo per sensibilizzare sull'argomento.

Tra questi l'istituto Besta che, assieme alla onlus Abilità e all'istituto sant'Anna di Pisa, presenterà una piattaforma robotica per agevolare il gioco con i bimbi. La fondazione Piatti, assieme all'Anffas, inaugura il cineforum «Anch'io protagonista», una rassegna di quattro film.

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