Cronaca locale

Emergenza profughi Gestione «allegra» dei soldi per accoglierli

Tredici milioni di fondi statali distribuiti senza gare d'appalto Majorino (solo) ora corre ai ripari

La gestione disinvolta dei fondi assegnati senza gara d'appalto dall'assessorato al Welfare non si ferma ai 2,5 milioni di euro distribuiti per gli alloggi alle fasce deboli.

Su questi era intervenuto a chiedere chiarimenti, nell'aprile scorso, anche il presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone. Perché l'articolo 2 del codice degli appalti pubblici parla chiaro, e fissa soglie precise oltre le quali non è possibile erogare soldi a enti e associazioni senza una regolare gara pubblica d'appalto: 200mila euro per i lavori «in economia», 50mila per quelli assunti in amministrazione diretta. E se per l'assistenza e il sostegno a cittadini affetti da Aids e tossicodipendenti, i servizi per i senzatetto nel periodo invernale, l'accoglienza di persone vittime della tratta e progetti a favore di donne vittime di violenza si sforavano queste cifre, ora viene fuori che lo stesso accade -o almeno è accaduto finora- anche per la gestione dell'emergenza profughi. E dunque dall'ottobre del 2014. Tredici milioni di euro di fondi statali - soldi provenienti dal Ministero, quindi pagati non solo dai milanesi ma anche dagli italiani residenti altrove - sono stati erogati dall'assessorato guidato da Pierfrancesco Majorino, sempre senza gara pubblica, ma con 43 semplici determine dirigenziali.

Numeri alla mano - anche questi finiti sulla scrivania di Cantone - si scopre che l'incasso maggiore spetta a Fondazione Arca, da tempo in prima linea nel punto forse più sensibile della città, la stazione Centrale: 3 milioni e 800mila euro, in tredici tranche di cui cinque superiori alla soglia dei 200mila euro, e una addirittura pari a 1 milione e 325mila euro. La Cooperativa «Farsi Prossimo» ha ricevuto 3 milioni e 147mila euro. Oltre due milioni di euro sono stati assegnati a «Rti Gepsa Associazione culturale Acuarinto», che gestisce il centro di accoglienza di via Corelli. Tra i vari altri beneficiari compaiono anche Milano Ristorazione (1 milione e 158mila euro), Fondazione Fratelli San Francesco (1.378.901 euro) e Atm (250mila euro).

Che servano soldi per accogliere, curare e smistare queste persone è indubbio. Ma si può ancora spiegare il ricorso all'assegnazione senza gara, anche oltre i limiti di stanziamento previsti, con il carattere dell'urgenza di fronte a un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti da oltre due anni? «Un'emergenza può durare sei mesi, dopo diventa una situazione prevedibile, sappiamo tutti che Milano è diventata per molti una tappa obbligata», tuona il consigliere di opposizione Riccardo De Corato, che più volte ha rivolto critiche alla gestione dei fondi.

L'assessore e candidato a sindaco di Milano intanto è corso ai ripari: proprio ieri la Giunta ha approvato i criteri per individuare chi potrà partecipare alle future selezioni. Un elenco aperto a cooperative, fondazioni e altri enti senza scopo di lucro, che sarà aggiornato ogni sei mesi e avrà durata biennale, dal quale saranno scelte di volta in volta le realtà che si occuperanno di accoglienza di profughi e adulti senza fissa dimora in difficoltà economica. Queste associazioni del terzo settore iscritte all'elenco potranno presentare un'offerta nella gara a procedura negoziata.

Del resto un giro di vite sulla trasparenza nel settore Welfare era stato annunciato da Majorino già a fine giugno. E ieri l'assessore ha ribadito: «Negli anni di mafia capitale proponiamo il modello ambrosiano del sociale trasparente». Suona un po' come un'ammissione del fatto che, finora, qualcosa che non andava c'era. Ma meglio tardi che mai.

Twitter @giulianadevivo

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