«Entro nel cuore dei malati con un paio di occhiali 3D»

La nuova tecnica del cardiochirurgo della clinica Sant'Ambrogio: invasività ridotta in sala operatoria e tempi di recupero dimezzati

Prima di entrare in sala operatoria indossa un paio di occhiali 3D. Un po' più evoluti di quelli usa e getta del cinema, ma con lo stesso principio, con le stesse lenti. Mattia Glauber, 52 anni, è direttore dell'unità operativa di Chirurgia del cuore alla clinica Sant'Ambrogio, gruppo San Donato. E opera senza spaccare lo sterno. Gli basta una mini incisione.Dottor Glauber, si può dire che lei entri nel cuore dei suoi pazienti.«Di fatto sì. Questa è la sensazione che mi danno gli occhiali in 3D».Come funziona questa tecnica di chirurgia mini invasiva?«Entriamo nel cuore con una mini telecamera che proietta le immagini su uno schermo. Con gli occhiali vedo le immagini in tre dimensioni».E questo aiuta a «muoversi» con più facilità?«Ci vuole un po' di esperienza ma alla fine sì. Sembra davvero di essere dentro al cuore dei pazienti, si ha più il senso della realtà. In ogni momento, comunque, si può tornare a operare senza 3D. Ad esempio se si sporcano gli occhiali o se si affaticano gli occhi».Vantaggi del nuovo metodo?«Ci basta un'incisione di 3 centimetri e non dobbiamo più aprire e divaricare lo sterno».Ma in caso di emorragia durante l'intervento come potere intervenire?«La circolazione è comunque extra corporea, c'è una protezione. Lavoriamo a cuore fermo».In quali casi viene usata la tecnica 3D?«L'intervento tipico è la riparazione della valvola mitralica o aortica. Oppure se dobbiamo mettere uno o due by pass. Se i by pass sono di più, si opera tradizionalmente».Immagino che i tempi del ricovero siano più ridotti.«Sono la metà. Cinque o sei giorni in ospedale contro i 10-12 della riabilitazione tradizionale».Anche i costi sono la metà?«Si. A parte i tempi della degenza, servono meno trasfusioni, la fisioterapia è molto più breve, si verificano meno infiammazioni e quindi si usano meno farmaci».Si possono operare in 3D anche i bambini?«La chirurgia mini invasiva si può fare su pazienti dai 35 chili in su».E i pazienti anziani?«Sì, non ci sono limiti di età. Operiamo anche gli anziani di 80 anni. È giusto garantire la possibilità di un'operazione a tutti. Soprattutto considerando che l'età media si sta alzando».In tanti praticano questa tecnica?«In Italia no. In Germania sono più all'avanguardia tecnologica. Il 3D è arrivato un anno fa e ha migliorato parecchio la chirurgia mini invasiva. Ora ci sono ottiche evolute che mettono a fuoco a pochi centimetri, con una precisione infinitesimale».

Ma i chirurghi italiani sono un po' reticenti o sbaglio?«Diciamo così. È come con il computer: le nuove generazioni imparano in tre secondi, gli altri non ce la fanno proprio».Ci vuole allenamento?«Per abituarmi al 3D sono andato parecchio anche al cinema».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica