Francesca Amè
Benvenuti nel magico mondo di Escher, quello in cui le scale disegnate salgono e scendono, gli specchi riflettono al contrario la realtà, il concavo si trasforma in convesso, il vuoto nel pieno, la seconda dimensione pare in 3D. Dopo il successo di Roma, Bologna e Treviso (580mila visitatori in tutto), Palazzo Reale ospita «Escher» (da oggi al 22 gennaio, doppia produzione Arthemisia Group e Sole24 Ore in collaborazione con la Escher Foundation ): duecento opere in sei sezioni per la curatela scientifica di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea. Tenetelo a mente questo nome: quando leggerete sotto la didascalia di quasi tutte le opere di Escher esposte la dicitura «collezione privata», sappiate che sono sue, ché questo industriale, di formazione ingegnere elettronico, ha una venerazione per il maestro olandese. Sono passati quarantaquattro anni dalla morte di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), forse il disegnatore del Novecento di maggiore fortuna e successo. Chi non conosce i paradossi geometrici di «Belvedere» o «Relatività»? E «Vincolo d'unione», con i due volti quasi scomposti? Troverete un'infilata di icone dentro le sale di Palazzo Reale, a partire dall'immagine guida della mostra, quella «Mano con sfera riflettente» che contempla un autoritratto beffardo dell'artista olandese. Abbiamo usato appositamente il termine icona: le opere di Escher anima umbratile e perfezionista, accanito studioso di matematica, benestante a tal punto da rifiutare di disegnare una cover per Mike Jagger ma generoso da regalare varie sue opere ad amici meno abbienti sono decisamente pop.
Escono dal Novecento che le ha concepite e paiono evergreen: non a caso il percorso della mostra si chiude su l'«eschermania» che ha pervaso il cinema (da «Labyrinth» a «Una notte al museo»), i fumetti, la musica (come le celeberrime cover dei Pink Floyd ispirate ai suoi lavori), per non parlare del fiorente merchandising sui suoi «disegni impossibili». Vi divertirete, a Palazzo Reale: l'allestimento è punteggiato da pannelli pensati per il pubblico giovane (giochi ottici per i bambini e «postazioni-selfie» per i ragazzi).
Il percorso in sei sezioni comincia con il viscerale legame tra Escher e l'Italia in Liguria conobbe la moglie Jetta abitò con lei a Roma, quartiere Monteverde, e viaggiò molto nel Bel Paese prosegue con il suo studio della decorazione araba, in seguito alla visita all'Alhambra di Granada, che dà vita a una serie infinita di opere realizzate con la tassellatura, cioè la «divisione regolare del piano», e poi ancora disegni in bianco e nero che si concentrano sulle proprietà delle superfici riflettenti, per continuare con «Metamorfosi II», forse il suo capolavoro, una litografia lunghissima e infarcita di simboli, per finire sui paradossi geometrici. Escher diverte, ma la sua arte è tutta cerebrale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.