«Ex scali ferroviari, il no al piano ci porta all'età della pietra»

Gli esperti del mercato della casa lanciano un sos al futuro sindaco: «Ridiamo una chance alla città»

Maria SorbiIl mercato immobiliare riparte e sembra lasciarsi alle spalle la crisi, piano piano. Ma chi si occupa di compravendite e cerca in tutti i modi di guardare al futuro e incoraggiare la ripresa ammette con rammarico: «Con la mancata approvazione della delibera sugli scali ferroviari siamo tornati all'età della pietra». Il j'accuse arriva da Vincenzo Albanese, presidente degli agenti immobiliari: «Siamo tornati indietro di quindici anni. La variante sulle aree ferroviarie sarebbe stata importantissima». D'accordo con la denuncia Marco Dettori, presidente di Tema (Territori, Mercati e Ambiente), società partecipata della Camera di Commercio. Gli immobiliaristi parlano di un'assoluta «irresponsabilità della politica». La variante infatti avrebbe reso più attraente la città, invogliando investimenti finanziari, creando oltre tremila alloggi di housing sociale e «portando lavoro per più di dieci anni». In ballo infatti c'è più di un milione di metri quadrati da riqualificare: si tratta degli scali di san Cristoforo, Farini, Porta Genova, Greco, lambrate e Rogoredo. «Ci auguriamo - spiegano gli esperti del mercato immobiliare - che la prossima amministrazione si renda conto del passo falso commesso e riprenda in mano la questione». Invece a dicembre non bastarono sedute fiume in Consiglio, anche in nottata, per trovare un accordo sul piano di rilancio degli scali. La delibera aveva completamente mandato in frantumi la squadra di Pisapia e scatenato le battaglie del centrodestra, che si era presentato in aula con scatoloni pieni di emendamenti per fare ostruzionismo. Risultato: un'enorme occasione presa. Talmente enorme che è impossibile persino quantificare gli introiti persi. È lo stesso assessore comunale all'Urbanistica Alessandro Balducci ad ammettere che il caso degli ex scali «è finito nel tritacarne della politica». Ed è stato affossato per scaramucce di bandiera. Si spera nel prossimo giro amministrativo. Chiunque vinca. «La bagarre elettorale sarà quel che sarà, ma avere due ex city manager in competizione può certamente restituire un risultato utile al nostro settore» sostiene Marco Dettori ipotizzando un testa a testa fra Giuseppe Sala e Stefano Parisi. Se gli scenari politici sono confusi, quelli economici fanno ben sperare: il mercato immobiliare sta registrando il picco dei prezzi più bassi assieme a un ritrovato potere d'acquisto da parte delle famiglie. Assieme a strumenti finanziari più flessibili studiati dalle banche, sono tutti elementi che possono riportare a una reale ripresa. «Nei primi nove mesi del 2015 il numero di compravendite residenziali - spiega Dettori - è cresciuto significativamente sia nella città metropolitana sia a Milano, consolidando la tendenza positiva già osservata nel 2014.

Tra i fattori che hanno reso possibile questa inversione di tendenza sono stati determinanti la riapertura dei canali del credito e la riduzione del divario tra le aspettative dei venditori e la disponibilità a pagare di potenziali acquirenti». «Il nostro mercato immobiliare - sottolinea Dettori- deve risultare attrattivo anche per gli investitori internazionali che sempre più numerosi in questi mesi si sono affacciati su Milano».

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