Cronaca locale

Expo, Duomo e Centrale: minacce Isis

Su Twitter le foto degli obiettivi dei due islamici e il biglietto con la scritta: «Siamo nelle vostre strade»

«Islamic State, siamo in vostre strade». E clic , foto con il cellulare. Italiano sgrammaticato e tutta l'enfasi dei nuovi devoti del terrore, il tunisino Lassad Briki e il pakistano Muhammad Waqas - arrestati ieri a Brescia dalla Digos - girano per Milano immortalando i prossimi obiettivi del califfo. Il Duomo, la Stazione Centrale e le bandiere di Expo. Bersagli realmente a rischio o maldestro sogno di mezza estate due presunti terroristi, l'inchiesta coordinata dalla Procura sgombra il campo dal dubbio e porta in cella un'altra coppia di seguaci della jihad. Perché se è vero - come dice in un'affollata conferenza stampa il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli - che «non si è mai realizzata una situazione di pericolo in relazione a questi obiettivi», è anche vero che nelle carte dell'inchiesta i magistrati sottolineano come i due abbiano «aderito al cosiddetto Stato islamico e maturato chiari propositi di atti di violenza con fini terroristici all'interno del territorio dello Stato italiano».

Ed eccoli, i tweet al veleno contro alcuni dei simobli della città. Briki viene immortalato dalla telecamere della stazione mentre arriva in Centrale. Alle 13 e 30 del 27 aprile «accede all'atrio e giunto nell'area prospiciente la scalinata in marmo di destra estrae il foglietto bianco (con le scritte minacciose, ndr ) e scatta una foto con il cellulare». Ancora, «accede al piano superiore utilizzando le scale mobili», si muove «in direzione del McDonald's, obiettivo di chiaro contenuto ideologico-politico, e scatta un'altra foto», e poi va a prendersi un biglietto per partire in direzione di Brescia. Dalla sua abitazione di via Bonfadini - tra i quartieri di Calvairate e Ponte Lambro - il tunisino viaggia sul web alla ricerca di informazioni utili ai sui folli progetti terroristici. Gli investigatori ricostruiscono le sue connessioni e trovano manuali su come «sopravvivere in Occidente», su come si costruiscono armi rudimentali ed esplosivi, tutta una serie di siti e account funzionali - scrive il giudice per le indagini preliminari Elisabetta Meyer nell'ordinanza di custodia cautelare - alla sua «formazione teorico/pratica in senso jihadista e ai contatti con altri jihadisti». In rete, Briki chatta «con majaheddin già operativi da cui trarre ispirazione e ottenere consigli», cerca su Youtube video di addestramento dei bambini-soldato armati dall'esercito del califfo e video-lezioni di Osama Bin Laden che incita alla guerra santa, si muove per mettere le mani su delle armi «con l'inquietante riferimento alla possibilità di reperirle a Saronno», a pochi chilometri da Milano.

Bikri e Waqas sono stati fermati prima che potessero passare ai fatti. Restano le parole e l'esibizionismo dei due intergalisti islamici, affidati una serie di deliranti autoscatti e tweet . «Aspettati una sorpresa, siamo da per tutti (dappertutto, ndr )». «Siamo i soldati di Allah, quando il leona parla i non credenti tremeranno di paura».

Il prossimo selfie lo faranno dal carcere.

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