Expo al palo se Renzi non "sgancia"

Allarme di Maroni: "Servono 2,2 miliardi per le infrastrutture". E comunque vada la metrò 4 è già saltata

Expo al palo se Renzi non "sgancia"

La linea «blu» della metrò non arriverà in tempo per l'Expo. A togliere anche gli ultimi dubbi il governatore Roberto Maroni che all'incontro con i quattro ministri di ieri ha spiegato detto che «il Comune non mi ha dato garanzie, quindi la M4 non si farà». Chiedendo al governo «un contributo per il trasporto pubblico locale per sopperire alla mancata realizzazione di alcune infrastrutture». Tipo la M4. Sono 175 milioni di euro per nuove linee ferroviarie suburbane e per l'acquisto di nuovi treni.

Una richiesta che Matteo Renzi si vedrà recapitare a Palazzo Chigi visto che il premier non solo non si è fatto vedere ieri a Milano, ma non ha neppure fatto una telefonata di cortesia o inviato un messaggio per mostrare interesse a quello che resta l'unico grande appuntamento organizzato dall'Italia nei prossimi anni. Fosse venuto si sarebbe visto consegnare la lista delle richieste da Maroni fiducioso «vista la generosità che ha avuto nei confronti di Roma che il governo ne mostri altrettanta anche verso la grande Lombardia». A partire dalla defiscalizzazione da 480 milioni di euro per realizzare la Pedemontana e i 402 per il raccordo ferroviario Rho-Gallarate, 268 per il collegamento tra la Tangenziale Ovest e la variante di Abbiategrasso e 170 per il collegamento ferroviario tra Bergamo e l'aeroporto di Orio. In tutto un miliardo e 623 milioni a cui ne vanno aggiunti altri 615: i 500 milioni per la deroga al Patto di stabilità per gli enti locali lombardi, 5 per il completamento della tenenza di Pero e 60 per rilevare la quota Expo della Provincia. Altri 50 per le spese straordinarie legate alla sanità, ai servizi pubblici, all'apertura straordinaria dei teatri e all'organizzazione del Forum Unesco a Monza. Per il ministro Maurizio Lupi le richieste di Maroni «non sono una sorpresa, ma un'opportunità positiva». E annuncia che il ministero delle Infrastrutture aprirà un ufficio a Milano «per individuare tutte le opere fondamentali che si devono realizzare entro l'aprile del 2015». Al suo fianco i ministri allo Sviluppo economico Federica Guidi e alla Cultura Dario Franceschini che forse non essendosi reso conto di essere a Milano a parlare di Expo, disserta dell'Oscar assegnato alla «Grande bellezza» e del crollo di un muro a Pompei. Il ministro Maurizio Martina, rarissimo esemplare di sinistra lombarda al governo, si limita ad assicurare che «il dossier di Expo è fondamentale per Palazzo Chigi». Ma Maroni chiede «risposte certe e rapide, altrimenti non ce la facciamo».

«Forse sì» ha risposto invece il commissario Expo Giuseppe Sala a chi gli chiedeva se non sarebbe stato più contento di avere Renzi a Milano («Sarò felice quando potrò mostrargli i cantieri»). Aggiungendo che per rimediare alle piogge record, si lavorerà 20 ore su 24 illuminando il cantiere e si provvederà allo scavo delle fondamenta per alcuni Paesi che potranno così costruire più rapidamente i padiglioni. Promettendo che entro dieci giorni deciderà sul destino delle Vie d'acqua. «Ci sono stati sabotaggi - ha detto ieri -, sono stati tagliati i freni delle macchine dei lavoratori, mettendo in pericolo la loro vita.

Non c'entrano i comitati, ma è bene che i milanesi lo sappiano». Chiude il sindaco Giuliano Pisapia che chiede la liberalizzazione dei voli a Malpensa per i sei mesi di Expo e di restituire l'autonomia alla Scala. Poi ringrazia «i ministri che si sono portati i compiti a casa».

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