Attendere prego. Non è proprio piaciuto agli ispettori del Bie, il Bureau des expositions di Parigi, il cortese invito rivolto loro dal sindaco Letizia Moratti alle richieste di venire a Milano per la prima «ispezione» dopo l’assegnazione dell’Expo 2015, il 31 marzo scorso. Ormai quasi sei mesi fa. No una prima e no anche una seconda volta, tanto che a Parigi hanno già cominciato a chiedersi cosa stia succedendo. Les italiens, avranno bofonchiato un po’ spocchiosi. E, rivela uno stretto collaboratore della Moratti, se non ancora preoccupati certo non particolarmente soddisfatti per il ritardo accumulato dall’Italia già al momento di fondare la società incaricata di gestire l’evento. Un passo importantissimo, ma pur sempre solo il primo sulla lunga strada che dovrà portare all’inaugurazione di un evento planetario nel maggio del 2015. Per carità, nessuno ha nemmeno ventilato l’ipotesi di ritirare la candidatura vinta con così grande consenso e con l’applauso delle commissioni che a più riprese vennero a Milano per verificare sul posto la corrispondenza del dossier di candidatura alla situazione reale. Ma certo, la figura fatta (dopo tanti complimenti) non è certo delle migliori. Almeno per il momento.
Di tempo per farsi perdonare ce ne sarà. Soprattutto se, come ha assicurato ancora ieri la Moratti all’indomani del colloquio con Silvio Berlusconi, il tempo vira al sereno con il premier che ha promesso di «sciogliere tutti i nodi già nei prossimi giorni». Rassicurazioni anche all’arcivescovo Dionigi Tettamanzi che ieri aveva tuonato dicendo di aver visto finora «solo passi andati nel segno della distribuzione dei poteri». Immediata la replica della Moratti ieri durante l’appuntamento mensile con le domande di Stefania Cioce davanti alle telecamere di TeleLombardia. «È importantissimo - le sue parole - lavorare con tutte le anime della nostra città. Un ruolo fondamentale sarà quello del volontariato: Milano è ricchissima di associazioni no profit, religiose e laiche. Probabilmente il cardinale non lo sa, ma noi abbiamo iniziato un percorso con moltissime di queste, un percorso che ci porterà a uno spirito di fede nell’uomo, di solidarietà, non di assistenza ma di sostegno allo sviluppo che è lo spirito religioso più profondo». Quanto a un coinvolgimento della Chiesa, «potrà avere un ruolo importante». Quanto all’assetto istituzionale, amministratore unico o cda? «A me interessa avere persone che condividano lo spirito Expo e non penalizzare chi ha lavorato per costruire una candidatura vincente». Chiaro, Paolo Glisenti non si tocca. «A me interessa che sia salvaguardato lo spirito e la visione di Expo. Un progetto che porterà in 5 anni 70mila posti di lavoro e un fatturato di 44 miliardi di euro».
«Noto con soddisfazione l’abbandono dell’idea di un uomo solo al comando - commenta il presidente della Provincia Filippo Penati - Sembra si vada verso l’ipotesi di una società di gestione normale, con un’assemblea di soci, un consiglio di amministrazione e delle cariche operative all’interno del cda».
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