Figli «in affitto» contro gli sgomberi dalle case Aler

Figli «in affitto» contro gli sgomberi dalle case Aler

Venerdì sera all'interno dell'alloggio Aler di via Simone Saint Bon l'egiziana di 30 anni di figli ne aveva ben quattro, di varie età. Tre invece, con madre marocchina, in via Pastonchi, solo un paio invece in via Mompiani. Ma il più piccolo aveva solo di cinque anni, mentre la madre romena ne aveva 57, un'età quanto meno sospetta. Ma quello dei bambini a seguito è uno dei sistemi più diffusi per portare a buon fine un'occupazione abusiva di una casa popolare. E spesso questi frugoletti vengono «affittati», visto che poi se ne perde subito ogni traccia. E così gli sgomberi «in flagranza» sono scesi in questi anni dal 96 per cento nel 2010 al 38 per cento sui 520 tentati nei primi quattro mesi dell'anno.
Ogni giorno l'Aler deve far fronte a 4/5 occupazioni nei suoi 40mila alloggi distribuiti in città. Azioni che si ripetono sempre con la stessa modalità da far pensare a un'unica grande regia, come del resto ha certificato più di un'indagine di polizia e carabinieri. Prima gli abusivi, quasi tutti stranieri come abbiamo visto, sanno con precisione dove e quando trovare un alloggio da occupare. Poi usano tutti le stesse tecniche: prima sfondano la porta poi mettono una lastra d'acciaio per bloccare l'accesso. Difficile immaginare che tre donne, come quelle delle ultime occupazioni siano arrivate a destinazione con marmocchi a seguito e la pesante barriera metallica in spalla. Poi qualche vicino sente il trambusto chiama la polizia, arriva una volante e gli agenti dopo un breve controllo, devono fare marcia indietro: non si sgombera una madre con figli. In via Saint Bon 6 l'egiziana di 30 anni aveva infatti quattro di 9, 7, 5 e 3 anni, in via Pastonchi 2 la marocchina di 37 tre, tutti minori, mentre in via Mompiani l'altra romena nonostante i 57 anni suonati, ne aveva una 16 e uno di 5 anni. Un'età quanto meno sospetta sospetta. Anche perché poi, spesso i bambini poi non si trovano più nei successivi controlli. Tanto la lasciar immaginare che il racket oltre a individuare l'alloggio, forzare la porta, sbarrarla con la lastra metallica, fornisca anche i «figli».
E se non ci sono bambini, l'organizzazione utilizza un secondo trucco: un certificato medico in cui si attesta come l'occupante sia bisognoso di cure a domicilio per almeno 10/15 giorni. E in alternativa si ricorre al «7° Cavalleria», in questo caso i Centri sociali. Un fischio a una cinquantina di baldi giovanotti si schiera a difesa dell'ingresso sputando sugli agenti e gridando loro «assassini», inconsapevoli strumenti di gente assai più dritta di loro. Per cui la questura deve ogni volta organizzare lo sgombero come si andasse alla guerra.

Ma poi gli antagonisti vanno a fare il diavolo a quattro sotto Palazzo Marino per cui la giunta è assai restia a dare al suo assenso a un sgombero forzoso. E così il numero degli sfratti riusciti è passato dal 96 per cento del 2010 al 38 del primo quadrimestre 2014. Ma almeno Giuliano Pisapia si è assicurato la pace sociale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica