Filarmonica superstar (ormai) come nel rock fa sold out in piazza

A Taormina per il G7, a Milano al concertone poi Trieste. La formazione scaligera spopola

Luca Pavanel

Trattati (ormai) come rock-star. Sono i maestri della Filarmonica della Scala diretti da Riccardo Chailly. Finiti i concerti, c'è pure posta per loro, del pubblico, della gente. «Grande musica, bella serata...», oppure «ottimo programma, grazie Milano» e ancora «beh, la classica in piazza... in generale non saprei, ma recital superlativo». Stesso copione domenica scorsa a Trieste, ultimo concerto del trittico, con le altre due città: Taormina (dove l'orchestra a suonato per il G7) e Milano (dove la formazione è stata protagonista del concertone). Per capire il «fenomeno» un passo indietro. Anzi, due.

Correva l'anno 1982, il direttore Claudio Abbado, già con l'idea di allargare il pubblico, dirigeva i concerti nelle fabbriche. Trent'anni dopo nell'Era dell'Expo il primo «live» precursore in piazza, la Filarmonica col pianista jazz Stefano Bollani, anche se l'orchestra si era già fatta notare fuori dalla Scala al festival MiToSettembre musica. Da allora, quando ai vertici del Piermarini hanno capito che la strada era quella giusta, è stato un crescendo. Non solo di pubblico sotto il Duomo (in media 40mila spettatori a concertone; 23mila l'ultima volta per la questione sicurezza), ma anche di notorietà nel mondo, attraverso le televisioni: l'ultima esibizione nel capoluogo lombardo è stata data in diretta su Rai5 ed è stato seguita pure dalla francese Arte e da un'emittente giapponese. E forse, l'anno prossimo, si potrebbe vedere tutto in Cina. A questo si aggiunga il livello dei grandi interpreti-ospiti. Dopo Bollani, sempre a Milano, l'accoppiata formata dal pianista Lang Lang e il direttore finlandese Pekka Salonen. Poi l'anno del violinista David Garrett, a seguire la pianista Marta Argerich e, l'altro giorno, il violinista Nikolaj Znaider. Si dirà: ma i concerti in piazza ci sono sempre stati?

È vero, soprattutto all'estero in luoghi come Vienna, Berlino e Londra. Ma non sempre, come è accaduto coi filarmonici, con numeri da concerti pop oppure rock, e con repertori e autori che si possono tranquillamente trovare nelle stagioni concertistiche dei teatri lirico-sinfonici. Dunque ovazioni sotto le stelle per Beethoven, Cajkovskij, Stravinsky e Rota e Respighi ultimamente.

Un quadro che non è nato dall'oggi al domani, ma il risultato di una serie di mosse che la Filarmonica ha deciso per far arrivare

la musica classica, come evento culturale, anche a chi normalmente non la frequenta abitualmente. In questo senso sono state molto decisive e molte seguite anche le «Prove aperte» che l'orchestra fa al Teatro della Scala.

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